Pensioni, il Tesoro blocca la salvaguardia esodati e l’Opzione Donna: la delusione di Damiano

Pubblicato il 9 Set 2015 - 5:25pm di Ubaldo Cricchi

Il 9 Settembre doveva essere una data importante sul fronte delle pensioni e così è stato, anche se l’esito dell’incontro che si è tenuto oggi in Commissione Lavoro alla Camera non è stato quello che tanti italiani si aspettavano. Il Ministero dell’Economia ha infatti bloccato la settima salvaguardia per gli esodati e anche la proroga per l’Opzione Donna, per la quale fino ad un paio di giorni fa sembrava tutto a posto.

I fondi per la salvaguardia esodati non possono più essere utilizzati

A quanto pare, dalla riunione tra Ministero del Lavoro, Tesoro, Inps e Ragioneria di Stato lo stop alla salvaguardia per gli esodati è arrivato perché le risorse che erano destinate per il periodo 2013/2014 non possono più essere utilizzate per quello scopo. Cesare Damiano continua la sua lotta quasi solitaria, definendo inaccettabile la decisione del MEF di bloccare quei 500 milioni.

Bloccando quei fondi, prosegue il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, non solo si riducono drasticamente le risorse a disposizione di un’eventuale salvaguardia, ma addirittura si va contro quelle che erano le volontà del legislatore, ovvero l’uso dei risparmi per ampliare la platea dei lavoratori da tutelare. La Commissione, in accordo con il Ministero del Lavoro, si schiera contro il MEF e la sua interpretazione restrittiva.

Pensioni, il Tesoro blocca anche la proroga dell’Opzione Donna

Il tema centrale della riunione in materia di pensioni era però l’Opzione Donna e la sua proroga, ma anche su quel versante le notizie non sono certo delle migliori. È sempre Damiano a riferire che durante l’incontro il Tesoro ha dichiarato che mancano le coperture. Il MEF infatti basa le sue considerazioni sui calcoli dell’Inps, secondo i quali servirebbero circa 2 miliardi di euro fino al 2023.

La cifra viene definita esagerata da Damiano, anche perché è stata ottenuta basandosi su una platea più numerosa di quella reale. In realtà l’anticipo della pensione a 57 anni di età e 35 di contributi con il ricalcolo contributivo dell’assegno non necessita di alcuna copertura: le lavoratrici che aderiscono all’Opzione Donna vedono il loro assegno decurtato di circa il 30% per almeno 23 anni (considerando un’aspettativa di vita di 80 anni): nel lungo periodo quindi ci sarebbero importanti risparmi mentre, a quanto pare, dalle parti del Tesoro quando si parla di pensioni si contabilizzano solamente i costi.

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Sardo trapiantato in Umbria, dopo una lunga gavetta da articolista, posso vantarmi di essere un giornalista pubblicista. Convinto oppositore della scrittura in stile SMS, adoro gli animali e la musica.

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