La crisi dell’Euro secondo Peter Bofinger

Pubblicato il 17 Mar 2013 - 4:58am di Redazione

Bofinger: Anche se gli stati risparmiano, minaccia di fallimento

Nonostante le riforme, l’Italia è in profonda crisi. L’esperto economico Peter Borfinger vede l’Italia coma la vittima di una crisi sistemica. La tesi del Governo Merkel, che un risparmio rigoroso avrebbe risolto i problemi, è un’illusione, ha dichiarato Peter Bofinger in una intervista.

BofingerAmburgo –  L’Italia è da anni in un circolo vizioso fatto di un alto indebitamento e di un’economia che sta crescendo molto lentamente. La crisi in altri paesi dell’area dell’euro ha peggiorato ancora i problemi italiani e il debito sta crescendo più velocemente del previsto. Ora, la decisione dall’agenzia di rating Moody’s ha aumentato ulteriormente il nervosismo. Peter Bofinger, economista e consigliere del governo del comitato dei cosiddetti esperti economici vede il Paese come una vittima del panico degli investitori.

SPIEGEL ONLINE: Signor Bofinger, solo Moody’s ha abbassato il rating per l’Italia in modo significativo. Hanno ragione loro?

BOFINGER: Dipende da quale punto di vista. Moody’s vede che il problema principale dell’Italia è che soffre sempre di più gli effetti di contagio della crisi in Grecia e Spagna. Inoltre, vi è l’austerità di Monti a scapito della crescita economica. L’Italia è intrappolata in un circolo vizioso. Perché il governo, per risparmiare, ha fatto scivolare il Paese in recessione. Difficile, dunque, raggiungere gli obiettivi di bilancio. Così gli investitori sono nervosi, e i tassi di interesse sul debito pubblico aumenta. Ma così gli investitori sono ancora più nervosi, e alla fine le agenzie di rating devono reagire a questa tendenza negativa.

SPIEGEL ONLINE: Questo significa che gli alti tassi di interesse sul debito pubblico non sono giustificati?

BOFINGER: In confronto ad altri paesi, sono troppo elevati. Il deficit di bilancio italiano è il secondo più basso dopo la Germania. Il deficit del Regno Unito è quattro volte superiore a quello in Italia, ma il tasso di interesse sul debito pubblico britannico sono solo il 2% circa, mentre l’Italia deve pagare il 6%.

SPIEGEL ONLINE: Perché succede questo?

BOFINGER: Questo può essere spiegato semplicemente con il fatto che il Regno Unito è indebitato in sterline e ha una banca centrale che è disposta a comprare titoli di stato in maniera teoricamente illimitata. L’Italia non può farlo a causa della sua appartenenza all’unione monetaria. È in una situazione fondamentalmente diversa che non può cambiare neanche con le dure forme di risparmio e le riforme strutturali del governo Monti. Il problema è sintomatico della crisi dell’euro. Ma il governo tedesco conserva ancora l’idea che i governi in crisi devono risparmiare in modo ferreo – solo allora otterrebbero la fiducia dai mercati e i tassi d’interesse scenderebbero nuovamente. Questa è un’illusione. Anche se i paesi della zona euro risparmiassero efficacemente,  attuassero le riforme strutturali per fronteggiare la crisi e facessero tutto ciò che viene loro richiesto, essi sono comunque a rischio di fallimento.

SPIEGEL ONLINE: Questo significa che l’Italia, pur combattendo la crisi nel proprio paese, non importa quanto costantemente, inevitabilmente dovrà chiedere gli aiuti europei?

BOFINGER: Spero che questo possa essere evitato. Il fatto è che è sempre più difficile, per il potere di cui dispone, per uno stato di far abbassare i tassi d’interesse e mantenere il debito sotto controllo attraverso le misure di austerità. La crisi dell’euro è un problema sistemico che può essere superato solo attraverso l’azione congiunta di tutti gli Stati membri. Il Consiglio consultivo proporrà il modello di un patto per il rimborso del debito, con regole molto rigide e un piano di rimborso vincolante.

SPIEGEL ONLINE: Il governo Monti mantiene consapevolmente aperta l’opzione aperta degli aiuti dell’Unione Europea. Che cosa succederebbe se l’Italia avesse davvero bisogno del Fondo salva Stati?

BOFINGER: Sarebbe il momento della verità per l’Unione Monetaria Europea. Fino alla fine del 2014, il paese deve chiedere in prestito circa 750 miliardi di euro ai mercati finanziari – molto più di quanto sia disponibile nei piani di salvataggio EFSF ed ESM. Ci sarebbero solo due possibilità: il salvataggio non sarà ulteriormente esteso, che rappresenterebbe la fine dell’euro. Oppure che l’Europa sia d’accordo su meccanismi di condivisione delle responsabilità più ampie, come per esempio il patto per il rimborso dei debiti.

SPIEGEL ONLINE: Il governo tedesco è riluttante agli Eurobond. Teme che gli stati europei più deboli abusino delle garanzie comuni per fare debito a basso costo.

BOFINGER: Questo rischio può essere evitato se coesisterà la garanzia condivisa sul debito con il controllo diretto dell’Europa sulle politiche di bilancio dei paesi fortemente indebitati. Se vogliamo stabilizzare l’euro, non saremo in grado di evitare una maggiore integrazione finanziaria in Europa. Se il ruolo del Parlamento europeo sarà rafforzato, sarebbe anche un importante contributo ad una maggiore democrazia in Europa.

SPIEGEL ONLINE: Sarà sufficiente il tempo per prendere decisioni politiche di così vasta portata?

BOFINGER: La crisi offre l’opportunità di attuare velocemente riforme ambiziose. L’Europa deve cogliere questa opportunità, adesso.

SPIEGEL ONLINE : La democrazia davanti a tali fulminee  decisioni viene calpestata.

BOFINGER: Questo non deve accadere. Queste sono decisioni politiche di ampio respiro e non possono essere prese senza il sostegno della popolazione. Avremo bisogno di un referendum.

SPIEGEL ONLINE: Sarebbe molto difficile. Se i residenti dei paesi dell’area dell’euro votassero contro questi obblighi comuni, sarebbe la fine dell’Unione monetaria europea.

BOFINGER: Si tratta di prendere una scelta fra un’unione monetaria 2.0 oppure di tornare al marco. L’unione monetaria 2.0 assicura i paesi più deboli di potersi difendere contro gli attacchi speculativi dei mercati finanziari, e richiede maggior disciplina nei bilanci dei paesi in crisi attraverso maggiori poteri d’intervento. Questo non offre,naturalmente, nessuna certezza di infallibilità. Ma chi sceglie il marco deve essere consapevole che il destino della nostra economia sarebbe affidato nelle mani dei mercati valutari completamente nevrotici.

Fonte: Der Spiegel

Intervista a cura di  Stefan Schultz

Traduzione di Emanuela Mercuri


 

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