Per fare delle previsioni sul prezzo del petrolio nel 2017 bisogna considerare diversi aspetti, dall’accordo dei Paesi Opec relativo al taglio della produzione di greggio al ruolo che può rivestire la Russia, senza dimenticare la voglia di indipendenza statunitense: cerchiamo di capire cosa può accadere nel prossimo futuro, vediamo qual è la quotazione di oggi e come è possibile seguirne l’andamento in tempo reale.
Le previsioni sul prezzo del petrolio nel 2017: accordo Opec e politiche USA
Secondo le previsioni di Nomisma comunicate poche ore fa il prezzo del petrolio nel 2017 potrebbe salire fino a quota 70 dollari al barile, portando inevitabili effetti sia sull’inflazione che sulle politiche monetarie condotte dalle banche centrali. Alla base di questo aumento ci sarebbe l’accordo siglato un paio di mesi fa dai Paesi Opec; dopo un 2016 che verrà ricordato per un eccesso di offerta e per i prezzi abbastanza contenuti (aspetto che ha complicato non poco i piani a lungo termine delle aziende del settore petrolifero), questa importante decisione potrebbe riportare verso l’alto la quotazione del greggio.
Lo scorso anno il costo medio si aggirava intorno ai 44 dollari al barile; l’accordo tra i Paesi Opec mira a ridurre la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno dopo che nel mese di ottobre si era raggiunto lo storico record di 33,7 milioni di barili quotidiani. In questo 2017 appena iniziato la produzione dovrebbe scendere a 32 milioni di barili al giorno se si considera anche che pure undici Paesi non Opec hanno promesso un taglio di altri 500.000 barili. Per il raggiungimento dell’accordo ha avuto un ruolo importante la Russia (anch’essa ha optato per una riduzione della sua produzione), che si è rilevata fondamentale per il riavvicinamento tra i due grandi rivali mediorentali, Arabia Saudita e Iran. L’intesa siglata a novembre va contro quella che è stata la consuetudine degli ultimi 40 anni, quando la produzione annuale è aumentata in media di circa 1/1,5 milioni di barili al giorno per far fronte alla crescente domanda; negli ultimi due o tre anni però la richiesta di greggio ha iniziato a diminuire e questo ha portato ad una riduzione dei prezzi del petrolio.
Un freno a questo progetto di rilancio del prezzo del petrolio può però arrivare dagli Stati Uniti: la quotazione del petrolio estratto con la tecnica del fracking potrebbe risalire solo se il Brent riesce ad andare oltre i 60 dollari al barile. Nel corso degli ultimi anni gli Stati Uniti per diventare sempre più energeticamente indipendenti si sono impegnati per abbattere i costi di produzione. Cinque anni fa ammontavano a circa 70/90 dollari, mentre ora sono arrivati a 40 dollari. Biogna poi capire quali conseguenze potrebbe avere sul prezzo del petrolio la politica che intende portare avanti il nuovo presidente Donald Trump. Ma a spingere verso l’alto la quotazione dell’oro nero non c’è solo l’accordo Opec visto che anche la perdita di valore del biglietto verde incide: i due valori sono infatti legati da un rapporto inversamente proporzionale.
La quotazione di oggi: come seguire l’andamento in tempo reale
Ad ogni modo anche se la risalita della quotazione è iniziata, i veri effetti dell’accordo tra i membri dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio saranno evidenti più in avanti: in ottica di breve periodo alcuni analisti sostengono che il prezzo al barile rimarrà tra i 51,59 e i 56,18 dollari. Poi bisognerà anche vedere se l’accordo verrà rispettato da tutti i firmatari: ne dovremmo sapere di più tra qualche giorno, quando i Paesi Opec e gli altri produttori si incontreranno per affrontare nuovamente il discorso relativo alla riduzione della produzione. Mentre scriviamo la quotazione è di 55,59 dollari al barile per il Brent e di 52,64 dollari al barile per il WTI. Per seguire l’andamento del prezzo del petrolio è possibile connettersi ad uno dei siti specializzati (è sufficiente fare una ricerca su Google) oppure andare sulle pagine dei broker che consentono di fare trading sui prodotti finanziari derivati che hanno il petrolio come sottostante.
Rincaro petrolio: chi guadagna e chi perde?
Le previsioni a cui abbiamo fatto riferimento ad inizio articolo parlano di un aumento del prezzo del petrolio che può raggiungere i 70 dollari al barile: ma chi ci guadagna e chi ci perde da questo possibile rincaro? Naturalmente i vantaggi principali sono a favore delle compagnie che lavorano nella produzione e nell’esportazione dell’oro nero, ma (anche se può sembrare assurdo) ne potranno ottenere benefici anche ai produttori di energia verde, che non dovranno affrontare la concorrenza del petrolio a basso costo. Le società impegnate nella ricerca di nuove soluzioni per l’efficienza energetica saranno incentivate ad investire di più (non dimentichiamoci che si iniziò a pensare davvero all’auto elettrica quando il petrolio superava i 100 dollari al barile). I Paesi che, come l’Italia, sono altamente indebitati ne potrebbero beneficiare perché la crescita del greggio comporta un rialzo dell’inflazione, con conseguente miglioramento del rapporto tra debito e Pil.
Sembra proprio che tutti ci possono guadagnare, ma è davvero così? Non esattamente! A rimetterci di più saranno come sempre i consumatori finali, ovvero coloro che non possono traslare i rialzi su altri soggetti. Un aumento del prezzo del petrolio ha come diretta conseguenza un rincaro dei carburanti e del costo dei trasporti (con effetti sul prezzo di tutti i beni che viaggiano su gomma) e può trascinare il prezzo del gas (con aumenti in bolletta). Inoltre potrebbero essere danneggiate dal rialzo del greggio anche alcuni settori di attività: di solito in questi casi le linee aeree vengono presi come campione per vedere quali possono essere gli effetti dell’aumento dei combustibili a livello imprenditoriale. In passato (quando il petrolio raggiunse i suoi massimi) abbiamo assistito a tagli lineari, fusioni e riduzioni delle tratte; di solito la clientela business non soffre per l’aumento dei prezzi, mentre chi viaggia per piacere a fronte di un prezzo troppo alto spesso decide di optare per soluzioni più economiche.