Putin: la perdita dei consensi e la Siria

Pubblicato il 16 Set 2013 - 9:00am di Redazione

Le idee sulla questione siriana sono sempre meno chiare e fra i leader Barack Obama e Vladimir Putin sembra intanto crescere il gelo

Putin

Vladimir Putin può tirare un sospiro di sollievo. Con la sconfitta del blogger Alexei Navalny alle elezioni per il sindaco di Mosca, vinte dal primo cittadino uscente Sergey Sobyanin, lo zar può assicurarsi ancora una volta il pieno controllo della capitale russa, anche se il suo potere pare aver ricevuto una scossa più grande del previsto. Il solo fatto che un oppositore del calibro di Alexei Navalny abbia ricevuto quasi il 30 per cento dei consensi, sfiorando addirittura il ballottaggio, è già un grande segno di rinnovamento politico e mentale in un paese congelato da 13 anni di Putin. Dei risultati positivi, ma dal retrogusto amaro dunque, in quanto serviti a confermare il personaggio di Navalny come identità politica, immagine fresca e giovanile di una rinata lotta per la vera democrazia.

In Russia soffia aria di cambiamento, anche per il crescere delle proteste verso le leggi omofobe, giunte al punto di aver quasi ottenuto un ipotetico incontro fra il leader del movimento gay russo Nikolai Alekseev e lo stesso Putin. Peccato che Alekseev sia stato definito una “marionetta del Cremlino”, e tale apertura ritenuta una mossa sterile e “di facciata”. Questo tipo di proteste è giunto persino a Roma, dove in reazione allo spargersi di manifesti a firma del Fronte Nazionale con la scritta “Io sto con Putin” in riferimento anche alla questione siriana, la comunità LGBT si è sentita tirata in causa e, di conseguenza, ha espresso il proprio disappunto con la manifestazione “To Russia with Love” davanti all’ambasciata russa.

PutinPerdita di consensi, movimenti di opposizione, l’egemonia di Putin sembra vacillare sulle sue basi non più così solide. Persino il G20 di San Pietroburgo è riuscito a confermare il distacco fra il premier russo e il presidente degli Stati Uniti: una contrapposizione quella fra il “padrone di casa” e Barack Obama che ricorda molto il gelido clima della Guerra Fredda, soprattutto dopo la dichiarazione del leader russo a proposito di un eventuale sostegno della Siria in caso di blitzDamasco. Invece di progredire, le relazioni internazionali sembrano quasi retrocedere agli anni dei contrasti USA-URSS, con la Siria stavolta nello scomodo ruolo di “Vietnam del 2013”.

Lo stesso Enrico Letta si è espresso con profonda delusione, dati i risultati del summit, l’Italia si trova inoltre in una posizione piuttosto scomoda, contesa fra gli storici alleati statunitensi e l’amico del Cavaliere. In ogni caso, la via politica per la risoluzione della crisi è ferma nelle decisioni italiane, una soluzione sostenuta pure da ministri come Mario Mauro, Emma Bonino e Maurizio Lupi, i quali non hanno mancato di aderire alla giornata di digiuno promossa sabato 7 settembre da Papa Francesco.

L’austera figura di Putin potrà pure aver perso gran parte dei consensi, bisogna però ammettere che la sua opposizione nei confronti degli Stati Uniti sembra l’unica veramente in grado di contrastare l’egemonia a stelle e a strisce. Difatti, visti i recenti sviluppi, si è cominciato a parlare di un’eventuale risoluzione della questione siriana senza l’intervento militare, il tutto a favore della posizione russa. Un’occasione, questa, che la fenice Vladimir non può di certo lasciarsi scappare per poter risorgere dalle proprie ceneri.

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