Stipendio Professore Universitario ordinario e associato: quanto guadagna in media?

Pubblicato il 3 Ott 2017 - 11:55am di Valentina Grasso

Per chi ama fare ricerca e insegnare agli adulti il massimo del livello che si possa raggiungere è di diventare professore universitario. Il livello più alto è quello di docente ordinario, ma prima di diventarlo bisogna necessariamente fare una gavetta che può durare molti anni. Il livello antecedente all’ordinario è quello di professore associato.

In entrambi i casi si accede solo per concorso e gli stipendi sono abbastanza elevati, con delle ovvie differenziazioni tra i due ruoli.

Stipendio di un professore universitario ordinario

Il professore ordinario o di prima fascia rappresenta il livello massimo nella carriera di docente universitario. A questo ruolo si accede solamente per concorso e non per anzianità. La strada per diventare “ordinario”, come si dice solitamente in maniera abbreviata, non è per nulla semplice. Non è detto infatti che il proprio livello cambi.

Si tratta comunque di una carriera difficile e irta di ostacoli. Il primo passo successivo alla laurea è il dottorato di ricerca, un percorso di tre anni al quale si accede dopo concorso. Durante il dottorato si lavora a un progetto di ricerca che in seguito potrebbe anche essere pubblicato. Senza addentrarsi troppo nella questione si può dire in maniera abbastanza sintetica che spesso, in Italia, il percorso di dottore di ricerca si conclude senza sbocchi. Ciò significa che un percorso studiato per avviare in maniera naturale alla carriera universitaria nella maggior parte dei casi non porta a nulla.

Solamente in pochi casi si passa alla fase post-dottorato con borse e assegni della durata di due o quattro anni. Non si può di certo nascondere che si tratta di una fase di precariato. In molti finiscono con l’abbandonare.

I ruoli strutturati all’interno dell’università sono 3 soltanto: ricercatore, professore associato o di seconda fascia e ordinario. Tra gli assegnisti di ricerca e i ruoli strutturati vi è anche una sorta di “terra di mezzo”rappresentata dai docenti a contratto, con incarichi temporanei e stipendi bassi.

Lo stipendio di un professore ordinario si aggira intorno ai 3000 euro al mese. Questa cifra è chiaramente la base di partenza. Con l’anzianità infatti si hanno i cosiddetti scatti. Prima della legge Gelmini avvenivano dopo i primi 12 anni di carriera, con un aumento dell’8%. Dopo i 16 anni si aveva un aumento del 6% e dopo 28 anni del 2,5%. Con la ricostruzione di carriera inoltre si potevano aggiungere al calcolo i primi tre anni da non confermati. Attualmente questi scatti di stipendio sono bloccati e hanno provocato chiaramente delle proteste in ambito universitario.

Quanto guadagna un professore associato?

Il professore associato è il livello antecedente a quello ordinario. Il passaggio da un livello all’altro non è affatto naturale. È infatti possibile salire di carriera solo se si supera un concorso, prove di idoneità, e se si è raggiunto un certo numero di pubblicazioni. Occorre avere una serie di titoli necessari e avere un pizzico di fortuna, nel senso che vengano banditi i concorsi.

Un professore associato guadagna agli inizi della sua carriera 2284 euro netti e dopo 20 anni 3118 netti. Se si raggiungono i 57 anni di carriera, cosa abbastanza difficile, si può arrivare a guadagnare 4148 euro al mese.

Gli stipendi dei docenti universitari italiani non sono altissimi, ma neppure bassi. In tempi di crisi economica stipendi simili possono assicurare un’esistenza molto più che dignitosa. Anche se negli ultimi anni si sono avute numerose contrazioni a livello di stipendi e la situazione non è più rosea come un tempo. Nel complesso comunque la professione universitaria continua a restare prestigiosa e remunerativa. Non mancano chiaramente aspetti controversi nell’intraprendere tale carriera  a dir poco faticosa.

Si tratta infatti di un contesto dove farsi avanti non è semplice. Ciò spiega perché la maggior parte dei dottori di ricerca, al termine del dottorato, si allontana dal mondo universitario. Questo avviene perché non si può rimanere a galla per anni senza uno stipendio e guadagnando poche briciole in attesa di un futuro dai contorni incerti. In linea generale sono pochi i fortunati ad arrivare a ricoprire i ruoli da associato o da ordinario, con stipendi di tutto rispetto.

Altrettanto complicata e a tratti ambigua è la situazione dei ricercatori a tempo determinato, con contratti che dopo i 3 anni possono non essere rinnovati. Ci si può quindi ritrovare senza un ruolo e nuovamente alla ricerca di lavoro.

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