Subcomandante Marcos addio

Pubblicato il 28 Giu 2014 - 10:00am di Irene Masala

Vent’anni dopo il primo sollevamento delle comunità indigene, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale cambia volto e voce dicendo addio al Subcomandante Marcos

Subcomandante Marcos

A partire dalle 02:08 del 25 maggio 2014, nel fronte sudorientale dell’Ezln, dichiaro che cesserà di esistere colui che è conosciuto come Subcomandante Marcos, autodenominato ‘subcomandante di acciaio inossidabile’. Questo è quanto. L’Esercito Zapatista di liberazione nazionale non parlerà più attraverso la mia voce”.

Queste le parole di “addio” del Subcomandante Marcos ai suoi compagni e agli attivisti messicani e internazionali che hanno partecipatò alle numerose carovane di solidarietà che si sono mosse da tutto il Messico per rendere omaggio nel caracol La Realidad al mastro Galeano, ucciso da forze paramilitari il 2 maggio scorso.

L’ultimo discorso del Subcomandante Marcos è stato ascoltato da più di 3mila persone, tra cui  miliziani, zapatisti e aderenti alla Sesta Dichiarazione, provenienti da tutto il mondo per portare sostegno e solidarietà alle comunità zapatiste in lotta permanente.

Perché possa vivere Galeano – scrive il Subcomandante Marcos nell’ultimo messaggio, Entre la luz y la sombra  – è necessario che uno di noi muoia. Tutti quelli che hanno amato e odiato il Subcomandante Marcos, devono sapere che hanno amato e odiato un ologramma. I loro amori e i loro odi sono stati inutili, sterili, vuoti. Nessuno vivrà dell’essere stato il Subcomandante Marcos. Non si erediterà il suo nome né il suo incarico. Niente viaggi per tenere conferenze all’estero. Non ci saranno trasferimenti né cure in ospedali di lusso. Non ci saranno vedove né eredi. Nessun funerale, né onorificenze, né statue, né musei, né premi, niente di quello che fa il sistema per promuovere il culto dell’individuo e sminuire quel che fa il collettivo. Il personaggio è stato creato e adesso noi, i suoi creatori, gli zapatisti e le zapatiste, lo distruggiamo. Chi saprà comprendere questa lezione dei nostri compagni e delle nostre compagne, avrà compreso uno dei fondamenti dello zapatismo”.

Oggi, vent’anni dopo la prima apparizione pubblica del movimento zapatista, sappiamo che quello che fu lo storico leader politico in realtà non era altro che una delle migliori operazioni di marketing degli ultimi anni. Il Subcomandante Marcos è esistito solo nelle teste e nei cuori di chi guardava questa rivoluzione con speranza o con paura. La sua voce, i suoi comunicati politici hanno guidato e ispirato migliaia di persone nel mondo. Il vero messaggio di oggi è che il movimento zapatista sta entrando in una nuova fase, la nuava tappa della lotta zapatista è pronta e non c’è più bisogno del Subcomandante Marcos. Ciò che il Subcomandante ha voluto insegnare con questa uscita di scena è che non c’è più bisogno di un personaggio, del culto dell’individuo, ma di coesione sociale. Non possiamo più riconoscerci in qualcuno, dobbiamo riconoscerci in tutti, in un movimento che dopo vent’anni resiste ancora ai continui attacchi del governo messicano e dell’ideologia neoliberista, dobbiamo riconoscerci in un’idea, nella rivoluzione di cui il Subcomandante Marcos è stato solo il volto, il simbolo. “Loro vedono solo ciò che è piccolo, rendiamo qualcuno tanto piccolo, cosicché lo vedano e tramite lui possano scorgere noi”. Oggi non abbiamo più bisogno di vedere piccolo e così, quella che è stata la più potente arma di distrazione che un movimento rivoluzionario abbia adottato non ha più motivo di esistere.

Supponiamo che sia possibile un’altra forma con la quale neutralizzare un criminale. Per esempio, creando per lui la sua arma suicida, fargli credere che sia efficace, convincerlo a costruire, sulla base di questa efficacia, tutto il suo piano, cosicché in quel momento nel quale egli si prepara a sparare, l’arma ritorni ad essere ciò che è sempre stata: un’illusione. L’intero sistema, ma soprattutto i suoi mezzi di comunicazione, giocano a costruire fama per poi distruggerla, se non si piega ai suoi disegni. Il suo potere risiedeva nel decidere cosa e chi esisteva in quel momento nel quale sceglievano cosa nominavano e cosa mettevano a tacere. Alla fine, non fate troppo caso a me, come si è dimostrato in questi 20 anni, io non so niente di mezzi di comunicazione di massa. Il fatto è che il Subcomandante Marcos passò dall’essere un portavoce ad essere un elemento di distrazione”.

Così muore il Subcomandante Marcos. In un mondo comandato dall’apparenza egli smette di apparire. Alle 2:10 del 25 maggio 2014 si spengono le luci ne La Realidad, il Subcomandante scende per sempre dal palco e un’onda di applausi segna la fine di questo leader e la nascita del Subcomandante Galeano.

Info sull'Autore

Laureata in Scienze Politiche e Giornalismo ed Editoria, da anni si occupa di geopolitica e relazioni internazionali, con particolare interesse per il Medio Oriente e il conflitto arabo-israeliano. Due grandi passioni, scrivere e viaggiare, l'hanno portata a trascorrere gli ultimi sei anni tra Roma, Valencia e Israele/Palestina. Ha inoltre frequentato il Master in Giornalismo Internazionale organizzato dall'IGS (Institute for Global Studies) e dallo Stato Maggiore della Difesa, nell'ambito del quale ha avuto modo di trascorrere due settimane come giornalista embedded nelle basi Unifil in Libano.

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