L’idea di base del Governo è quella di procedere con un taglio tasse per far aumentare gli stipendi: con la riduzione del cuneo fiscale si abbasserebbe il distacco tra il costo lordo del lavoro e quello netto e in questo modo ci sarebbe un aumento dello stipendio per tutti i lavoratori, sia dipendenti che autonomi. Il progetto è ambizioso e al momento sembra difficilmente realizzabile, ma pare che l’Esecutivo stia accelerando per portare avanti il suo piano.
La riduzione della differnza tra costo lordo e netto del lavoro porterebbe all’aumento stipendi
Alla base di tutto ci sarebbe quanto ipotizzato qualche tempo fa da Nannicini, attualmente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ovvero una riduzione del cuneo fiscale di tre punti per i lavoratori già assunti e per i datori di lavoro e di sei punti per i nuovi assunti. Una misura che, a differenza dei vari bonus da 80 euro che sono stati distribuiti nel corso degli ultimi anni, non sarebbe temporanea, ma definitiva. Ma come funziona questo meccanismo e qual è il beneficio per i lavoratori in busta paga?
In base alle stime della Uil l’approvazione di un taglio del cuneo fiscale di sei punti corrisponderebbe a 1.500 euro su base annua su uno stipendio medio di 25.000 euro lordi (si parla quindi di 126 euro ogni mese). La metà dei 1.500 euro può essere mantenuta in busta paga (con conseguente riduzione legata all’applicazione delle tasse) oppure può essere investita in fondi pensione. Il taglio delle tasse che il governo Renzi ha in mente però non si dovrebbe limitare al capitolo lavoro, ma verrà allargato anche su aspetti come Iva e Irpef. Morando (viceministro dell’Economia) ha spiegato che l’obiettivo minimo è quello di lasciare invariata l’attuale aliquota Iva almeno fino al 2019, ma si parla anche di un taglio dell’Ires di almeno quattro punto e di una riduzione anche dell’Irpef, il cui taglio è previsto per il 2018, ma se le cose andranno nel verso giusto potrebbe anche essere anticipato di un anno.
Il piano di taglio tasse verrà presentato il 12 marzo
Secondo Morando la strada più percorribile sarebbe quella che prevede la riduzione dei contributi, ma sono al vaglio altre soluzioni per riuscire ad abbassare le tasse; per portarli avanti però è necessario che dall’Europa arrivino segnali confortanti su una maggiore flessibilità di manovra. Il piano di taglio delle tasse potrebbe essere presentato in tempi molto brevi: secondo le indiscrezioni potrebbe avvenire già il prossimo 12 marzo, in concomitanza con l’incontro tra i leader del PSE che precede il Consiglio Europeo previsto per il 17.
Per poter mettere in pratica il progetto di taglio tasse (e relativo aumento di stipendi) sarà necessario raggiungere il 3% nel rapporto tra deficit e Prodotto Interno Lordo. Solo dopo l’attuazione di questo piano pare che si potrà passare alla definizione di un pacchetto di misure in tema pensioni. È ancora troppo presto per avere la certezza che l’Esecutiva riesca a realizzare il suo obiettivo di riduzione fiscale di carattere strutturale: il primo passo è arrivato con i casi di abolizione di Tasi e Imu, ma la strada è ancora lunga.