Nonostante le continue smentite, pare che il Governo non abbia cambiato idea sulla cosiddetta tassa sui bancomat, la norma che sanziona i prelievi non giustificati agli sportelli del bancomat e permette al fisco di verificare l’uso fatto dei contribuenti del denaro contante prelevato. La possibilità che questa misura venga approvata ha già scatenato un polverone mediatico.
Controllare i prelievi degli imprenditori per contrastare l’evasione fiscale
Sebbene lo scopo ufficiale della tassa sui bancomat sia quello di contrastare l’evasione fiscale, i controlli sui prelievi (che porterebbero ad una seconda tassazione delle somme che non possono essere giustificate) di fatto limiterebbero la libertà dei possessori di conti correnti postali e bancari. Rispetto alle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi ci sarebbero però delle novità sui soggetti che verranno colpiti dal provvedimento.
La tassa sui bancomat non verrà applicata a tutti i possessori di partita Iva, ma solamente agli imprenditori. In più, rispetto alle voci circolate in precedenza, non ci sarà una sanzione automatica, ma una sanzione proporzionata alle somme prelevate (tra il 10 e il 50%) delle quali non si conosce il beneficiario e che non risultano dalle scritture contabili.
Le sanzioni commisurate ai prelievi non giustificati
Quello del controllo sui conti correnti è un argomento che in Italia ogni tanto torna di moda: già nel 2005 il Governo Berlusconi provò a far applicare un provvedimento simile alla tassa sui bancomat, ma la Corte Costituzionale dichiarò che una norma del genere era contraria al principio di ragionevolezza e capacità contributiva: presumere che i prelievi non giustificati siano dei compensi evasi è illegittimo. Inoltre non è passato più di un anno da quando la Consulta ha liberalizzato i prelievi dai conti per i professionisti.
La tassa sui bancomat però è pronta a tornare, con una forma aggiornata e corretta: non si parla più di presumere che i prelievi agli sportelli siano sempre ricavi in nero, ma le somme verranno colpite da una sanzione relazionata al loro ammontare e dunque, come spiega la direttrice dell’Agenzia delle Entrate Orlandi, proporzionata alla capacità contributiva del soggetto.
Le conseguenze della tassa sui bancomat
I contribuenti quindi si ricordino di richiedere (e conservare) sempre gli scontrini e le fatture. Ma come si dovrebbero comportare le persone in quei casi in cui non è previsto il rilascio dello scontrino (ad esempio dal benzinaio, dal tabaccaio o dal giornalaio)? La tassa sui bancomat sarebbe un altro passo in avanti del Governo nella lotta all’uso del denaro contante per contrastare in maniera più efficace l’evasione, ma con pesanti effetti sulle capacità di spesa delle famiglie.