Unioni civili, gli obblighi e i diritti previsti dal ddl Cirinnà 2016 per le coppie di conviventi non sposati

Pubblicato il 4 Feb 2016 - 4:08pm di Ubaldo Cricchi

Negli ultimi giorni il ddl Cirinnà rientra sicuramente tra i temi più chiacchierati: il provvedimento sulle unioni civili ha creato una netta divisione tra i favorevoli e i contrari al riconoscimento delle coppie gay, ma forse in molti tralasciano il fatto che il disegno di legge non fa riferimento solo alle unioni tra persone dello stesso sesso, ma anche ai diritti e agli obblighi delle coppie composte da eterosessuali che convivono pur non essendo sposati.

Ddl Cirinnà, non solo unioni civili tra omosessuali

Il ddl Cirinnà è composto da tre capitoli e solo il primo è dedicato alle coppie gay, mentre gli altri due riguardano i contratti di convivenza, a prescindere dal genere. Cerchiamo di capire cosa prevede il disegno di legge per le coppie conviventi e non sposate, quali sono i loro doveri e quali sono i diritti che gli si vuole riconoscere.

Al giorno d’oggi in Italia le coppie conviventi non sposate non hanno nessun tipo di tutela e i partner, agli occhi della legge, non possono essere considerati parenti. Ne consegue che, ad esempio, se uno dei due componenti della coppia è malato, l’altro non può assisterlo all’ospedale e non ha alcun diritto a prendere decisioni sulla salute del partner; se uno dei due viene arrestato, l’altro non può andare a visitarlo in carcere; se uno dei due muore, il compagno/a rischia anche di essere mandato via da casa dai parenti del deceduto. Attualmente, gli unici strumenti a disposizione delle coppie conviventi per superare questi ostacoli sono il testamento e la designazione di un amministratore di sostegno.

Diritti e obblighi per le coppie conviventi non sposate

In pratica tra le coppie sposate e quelle conviventi si crea una discriminazione che il ddl Cirinnà intende superare introducendo una serie di doveri e di diritti per le persone che vivono il loro rapporto di coppia sotto lo stesso tetto pur non avendo celebrato il matrimonio. Il ddl di fatto espande alle coppie conviventi gli stessi diritti di quelle sposate per quanto riguarda le visite in carcere e l’assistenza nell’eventualità di ricovero e in più prevede che in caso della morte di uno dei componenti della coppia, l’altro possa restare nella casa familiare per un arco di tempo tra i 2 e i 5 anni nel caso in cui la convivenza sia durata più di due anni.

Naturalmente non ci sono solo diritti, ma anche degli obblighi. Nel caso in cui la coppia si separi, ci sarà la possibilità di richiedere il risarcimento dei danni; il partner che viene ritenuto più debole sotto il punto di vista economico avrà diritto a ricevere l’assegno di mantenimento, il cui importo sarà stabilito in base alla durata della convivenza.

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Sardo trapiantato in Umbria, dopo una lunga gavetta da articolista, posso vantarmi di essere un giornalista pubblicista. Convinto oppositore della scrittura in stile SMS, adoro gli animali e la musica.

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