Attentato a Parigi, i tre giorni del Condor per Charlie Hebdo

Pubblicato il 9 Gen 2015 - 11:25am di Redazione

Attentato a Parigi – Poteva sembrare una mattina come tante altre, quella del 7 gennaio 2015, presso la redazione della rivista satirica francese Charlie Hebdo, situata in una comune palazzina anni ’80 nel ventesimo arrondissement, uno dei più multietnici della capitale parigina e noto presso i cultori del giallo per le avventure del famigerato commissario Maigret.

Attentato a Parigi

In copertina una caricatura dello scrittore Michel Houellebecq, autore del romanzo fanta-politico “Sottomissione”, in cui si ipotizza per la Francia l’ascesa al potere di un leader islamico; alle 9.00 circa, sul profilo Twitter del giornale compare una vignetta caricaturale del leader dell’Isis, Abu Bakr al Baghdadi, con gli auguri per il nuovo anno.

Insomma, prima dell’attentato a Parigi una mattina tra tante per la testata, come quella del 12 settembre 2012. Allora uscì nelle edicole riportando alcune vignette su Maometto. Fu così infatti, che, richiamata l’attenzione dei fondamentalisti islamici, ne suscitò un’ondata di rabbia, al punto da sollecitare alcune critiche da parte del governo francese; ma che cosa ci si potrebbe aspettare da un periodico satirico? Il 2 novembre del 2011 alla redazione di Charlie Hebdo fu addirittura appicato un incendio per mezzo di una bomba molotov. In quel caso era stato pubblicato uno speciale dal titolo “Sharia Hebdo”, allo scopo di “celebrare” la vittoria del partito islamico Ennahda in Tunisia. Così il direttore rispose a tale episodio: “Non ci sentiremo responsabili. Responsabile è chi brandisce le armi… Non dobbiamo cedere alla minoranza che ci prende in ostaggio“.

Per i giornalisti di Charlie Hebdo infatti non si può prescindere dall'”ironizzare su tutti, dal Papa a Maometto, perché non saranno certo i fondamentalisti a fermarci“. E ancora: “La nostra unica arma è l’umorismo. E io che sono di cultura mussulmana posso assicurarvi di non aver mai letto una sola riga del Corano in cui si impedisce di rappresentare il Profeta“, queste invece le parole di Zineb El Rhazoui, una cronista di origini marocchine. La redazione cominciò allora a segnalare il pirataggio del loro sito internet, come poi le minacce e le intimidazioni via via ricevute. Il direttore, che firmava le sue vignette con il nome di Charb (Stephane Charbonnier), era stato inserito nel marzo del 2013 nella lista dei “ricercati” di al Qaida, un elenco di 10 persone “da uccidere” per i “crimini commessi contro l’Islam”. Fu questo uno dei motivi per cui fu messo sotto protezione dalla polizia francese.

Attentato a Parigi, il fatto

Ciò è quanto avvenuto fino al 7 gennaio 2015, quando alle 11.00 circa del mattino un commando armato (tre soli individui) irrompe nella redazione, mentre è in corso una riunione – vi è presente pertanto la maggior parte del personale – parlando in francese con perfetta pronuncia. Ma al grido di “Allah u Akbar“, Dio è grande, e “vendicheremo il Profeta” (Maometto), aprono il fuoco sul direttore-vignettista, su Tignous ed altri tre noti vignettisti (Cabu, Georges e Wolinski) uccidendoli. Attentato a Parigi di entità incredibile. Poi una volta usciti dall’edificio, inizia un pesante scontro a fuoco con le forze dell’ordine oramai giunte. Due agenti perdono la vita, altri quattro invece vengono gravemente feriti. I passanti fuggono terrorizzati, mentre i giornalisti al riparo sui tetti della redazione filmano tutto l’accaduto. Ora stando ad alcune testimonianze, l’esito di quest’attacco vedrebbe gli assalitori scampare incolumi all’arresto, a bordo di un’automobile requisita ad un passante rocambolescamente aggredito. Totale: circa 12 vittime.

I giornalisti messi in salvo sui tetti dell’edificio, sostengono che gli attentatori avrebbero rivendicato di appartenere ad Al Qaida. Il presidente francese François Hollande giunge immediatamente sul luogo della strage e non esita a parlare di un attentato terroristico: “Non c’è alcun dubbio, la Francia è sotto shock“. “Diversi attentati – ha aggiunto il capo dell’Eliseo – sono stati sventati nelle ultime settimane”; purtroppo però non si è trattato di questo – probabilmente uno dei maggiormente prevedibili. Posti di blocco vengono comunque organizzati per tutta Parigi, mentre il governo attua l’immediato aumento del livello di allerta attentati terroristici, in tutta l’Ile-de-France. Forze dell’ordine sono posizionate davanti a scuole, edifici pubblici e redazioni di giornali.

Allerta in Italia, dopo l’attentato a Parigi

In Italia, per il ministro degli Esteri Gentiloni l’attentato a Parigi è “un attacco infame“. Renzi invece afferma: “Orrore e sgomento per l’attentato a Parigi… la violenza perderà sempre contro la libertà e la democrazia“. Negli Usa la Nato parla di “atroce attacco alla libertà di stampa”; in Germania la Merkel lo defisce come attentato ‘ignobile’; il presidente del Parlamento europeo Schulz ed il presidente della Commissione Ue Juncker si ritengono invece scioccati.

Così, dopo l’attentato a Parigi sale il livello di allerta anche a Roma: vengono potenziati i servizi di vigilanza presso gli obiettivi sensibili della capitale, stavolta però avendo particolare cura per le redazioni giornalistiche.

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