Balzi e balzelli della raccolta differenziata

Pubblicato il 30 Ott 2013 - 6:00pm di Redazione

raccolta differenziata

Si è svolto sabato 26 ottobre a Santhià il convegno “Proposta per una gestione ottimale dei rifiuti”. Organizzato dal Carp – Coordinamento ambiente rifiuti Piemonte e dal Movimento Valledora. Il convegno ha visto la partecipazione di amministratori piemontesi di Torino, Novara, Vercelli, Verbania e Biella. La proposta è quella di superare l’attuale organizzazione (ATO e consorzi) e unire i Comuni per progetti e aree territoriali omogenee puntando sulla raccolta porta a porta ‘spinta‘, la Tariffazione puntuale, e la Fabbrica dei materiali.

La notizia che aleggiava nella Sala dell’Auditorium San Francesco di Santhià era quella che arriveranno nelle discariche vercellesi i rifiuti romani. Dopo la chiusura della discarica di Malagrotta, infatti, i rifiuti romani (dove la raccolta differenziata si attesta su uno scandaloso 24%) verranno portati in Piemonte. Segno della gestione emergenziale di un problema che, invece, necessita di pianificazione, sensibilizzazione e tempi lunghi. Quello che preoccupa non è tanto e solo questa forma di ‘turismo‘ del rifiuto, ma la mancanza di una prospettiva di soluzioni. Proprio per questo il Carp e i Valledora hanno organizzato il convegno. Pensano che gli amministratori locali siano in grado di cambiare politica, e per questo li hanno convocati. In effetti l’applicazione della Legge Regionale n. 7 del 2012 prevede l’abolizione degli ATO e dei Consorzi e la possibilità di aggregare Comuni su progetto. E la progettualità proposta dai comitati di cittadini piemontesi si articola nel ‘porta a porta‘ spinto, nella Tariffazione puntuale e nelle Fabbriche di materiali.

Come ha spiegato Claudio Cavallari del Carp un ‘grande balzo‘ nelle raccolte differenziate di molti Comuni è già avvenuto. Ad esempio Vercelli in pochi anni è passata dal 23% di raccolta differenziata, all’attuale 62.5%. Un notevole cambiamento, che testimonia che si può fare. Per rendere il sistema gestione rifiuti sostenibile, in primo luogo dalle tasche dei cittadini, è necessario un altro balzo. E di balzo in balzo, potremmo eliminare o diminuire fortemente molti balzelli.

È di questi giorni la girandola delle Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e dell’Imu (Imposta municipale propria), che, in pieno stile gattopardesco – ovvero del cambiare tutto per non cambiare niente- si sono trasformate in nuovi acronimi Tari,Tares o Trise ma non cambiando la sostanza: i costi si scaricano su cittadini e attività produttive. E lo si fa con sistemi di misurazione approssimativi e ingiusti. Ad esempio: che senso ha calcolare la tassazione sui rifiuti in base ai metri quadri dell’abitazione o della sede di una attività? Proprio per questo sarebbe necessario il grande balzo verso il porta a porta spinto. Il che vorrebbe dire raccogliere casa per casa, verificando il contenuto e la correttezza del conferimento.

Lo ha raccontato Grazia Imepratori della Cooperativa sociale Risorse di Verbania che gestisce la raccolta differenziata porta a porta ad Agrate Conturbia (NO). Hanno realizzato tramite il porta a porta ‘spinto‘ un sistema che non solo traccia il singolo rifiuto, e quindi permette di capire se è stato conferito correttamente, ma contingenta il singolo spazio in discarica. Vuol dire che per ogni persona o impresa che smaltisce viene riservato uno spazio specifico di immagazzinamento e che questo viene misurato in volume, verificandone la diminuzione. Questo è possibile perchè vengono qualificati gli operatori che effettuano la raccolta, quindi aumenta la necessità di manodopera, il cui costo si ripaga con il risparmio del conferimento in discarica.

raccolta differenziataÈ stata anche spiegata dal Carp la necessità delle Fabbriche di materialiL’impianto che recupera materia dal rifiuto residuo (Rifiuto Urbano Residuo) è costituito da due sezioni parallele di trattamento: in una viene lavorata la frazione residua (sottovaglio) che contiene ancora componenti che possono fermentare. Questa viene resa “inerte” attraverso un processo distabilizzazione” (anaerobica del tutto analogo al compostaggio) in modo da minimizzarne gli impatti relativi alla collocazione a discarica. Nell’altra sezione (che tratta il sopravvallo) viene fatto invece il recupero dei materiali, attraverso una combinazione di varie separazioni sequenziali (ad esempio separatori balistici, magnetici, lettori ottici) analogamente a quanto avviene nelle piattaforme di selezione dei materiali da raccolta differenziata. Il concetto difabbrica dei materialiè stato già adottato o è in corso di adozione da parte di diversi territori, che stanno convertendo a questo concetto vecchi impianti di TMB (Trattamento Meccanico Biologico) o realizzando siti dedicati; quest’ultimo è il caso ad esempio della Provincia di Reggio Emilia che ha deciso, nel rispetto degli indirizzi europei sui rifiuti e dei principi di sostenibilità, di chiudere il vecchio inceneritore per puntare su questa tipologia di impianti in modo da accompagnare programmi di massimizzazione progressiva delle Raccolte Differenziate”.

Infine Attilio Tornavacca, Direttore dell’Ente di Studio per la Pianificazione Ecosostenibile dei Rifiuti, ha spiegato che cos’è la Tariffazione puntuale. È un sistema che si basa sulla premialità del comportamento virtuoso. Le bollette non sono più calcolate sui metri quadri, bensì sulla correttezza dello smaltimento da parte del singolo cittadino. Ogni sacchetto o contenitore per i rifiuti, che deve essere acquistato dall’utente, deve essere controllato. Se ci sono degli errori vengono segnalati prima con adesivi gialli e poi rossi. Solo in caso di recidiva si applicano sanzioni. Nei Comuni piccoli è sufficiente avere dei contenitori dei rifuti trasparenti, in quelli più grandi saranno necessari dei dispositivi per garantire la tracciabilità. Il parametro importante è proprio il volume, per questo è necessario che i contenitori siano a carico dei cittadini. Infine, Tornavacca ha promosso la raccolta firme lanciata dai Comuni virtuosi per rivedere l’accordo con il Conai per il conferimento degli imballaggi.

Gli imballaggi costituiscono il 35-40% in peso e il 55-60% in volume dei rifiuti in Italia. Per ogni imballaggio prodotto e immesso nel mercato, il produttore versa ai consorzi un contributo che dovrebbe essere trasferito ai comuni quando l’imballaggio, passando per la raccolta differenziata, viene riconsegnato ai consorzi: ciò per coprire i costi di raccolta e contribuire a diminuire la bolletta dei cittadini. Questo trasferimento ai Comuni in Italia è 4 volte inferiore rispetto alla media UE. Un altro scandalo che ricade sulle già ridotte risorse delle amministrazioni e quindi su noi cittadini. Nel dossier dei Comuni virtuosi elaborato con Esper si dice che: “Considerando l’ultimo dato disponibile riferito al 2011 si evince che i comuni avrebbero beneficiato di circa 297 milioni al lordo dei costi di preselezione (si stima che al netto di tali costi rimanga circa la metà ai comuni) a fronte del ricavo totale annuale del sistema Conai di 813 milioni di euro (di cui i Comuni hanno ricevuto il 37%, quindi poco più di un terzo degli introiti totali del 2011). Nel resto d’Europa i contributi versati dalle imprese sono infatti molto più elevati e comprendono il rimborso dei costi di preselezione. Solamente allineando i contributi nazionali rispetto a quelli degli altri paesi europei sarà possibile sostenere una gestione efficiente e sostenibile di questi servizi anche in Italia. Se si aumentano le quote di riciclo e si crea un mercato per le materie prime seconde si apriranno importanti prospettive occupazionali. Si calcola che una raccolta differenziata efficiente e diffusa in Italia potrebbe generare almeno 200.000 nuovi posti di lavoro distribuiti capillarmente in tutto in tutto il Paese”.

Un primo passo che gli amministratori possono fare verso il cambiamento è sostenere e firmare questa petizione. Ci aspettiamo che lo facciano prontamente. E’ solo buonsenso!

Fonte: Varieventuali di Ivrea

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