Data Referendum Costituzionale 2016, ecco quando si vota: ottobre, novembre o rinvio a febbraio?

Pubblicato il 8 Lug 2016 - 1:14pm di Ubaldo Cricchi

Si avvicina rapidamente il momento di uno degli appuntamenti politici più importanti per il Governo Renzi e, soprattutto, per il Paese, ma bisogna fare un po’ di chiarezza sulla data del referendum costituzionale: fino a pochi giorni fa si dava per certa la chiamata alle urne ad ottobre 2016, ma nelle ultime ore era stata sollevata l’ipotesi di un rinvio a febbraio 2017; alla fine invece molto probabilmente si voterà a novembre 2016. Vediamo i motivi che hanno portato a questo cambiamento, riepiloghiamo velocemente i punti principali della riforma e scopriamo le possibili novità, dando anche un’occhiata agli ultimi sondaggi relativi a questa consultazione popolare.

Ottobre, novembre o rinvio febbraio? La data del referendum costituzionale

Fino ad un paio di giorni fa si parlava sempre di referendum costituzionale di ottobre: ci si era addirittura sbilanciati su due date, il 2 e il 16, ma a quanto pare gli italiani potranno esprimere il loro parere sulla riforma il giorno 6 novembre. È proprio questa la data che sarebbe stata scelta nell’incontro tra Renzi e Mattarella del 7 luglio. L’idea di fissare la consultazione a fine ottobre è stata bocciata per la concomitanza con il ponte dei Santi, quindi il tutto viene fatto slittare di una settimana. Nelle precedenti ore era circolata la voce di un possibile rinvio a febbraio o, addirittura, alla prossima primavera, ma il Presidente della Repubblica su questo punto era stato molto chiaro, dicendo che avrebbe tollerato un ritardo massimo di 20 giorni.

Ipotesi spacchettamento

Oltre alla data di voto, un’altra interessante novità che potrebbe riguardare il referendum costituzionale è lo spacchettamento: più volte è stato detto che per il cittadino sarebbe stato particolarmente difficile votare con un solo Sì o un unico No una riforma tanto complessa che copre diversi argomenti; in più il Governo, notando che la bilancia dei sondaggi al momento sembra pendere dalla parte del No, vorrebbe cercare di salvare almeno qualche pezzo della riforma. Sono due aspetti che potrebbero portare alla possibilità di voto sui singoli provvedimenti: al momento è solo un’ipotesi, nei prossimi giorni vedremo se si concretizzerà.

Ma c’è anche un altro nodo da sciogliere: in caso di crisi di Governo (eventualità non del tutto impossibile, visto il clima che si respira all’interno della maggioranza) cosa accadrà? Si torna immediatamente al voto con una legge elettorale “incompleta” (l’Italicum è valido solo per la Camera), lasciando tutto in sospeso, oppure si crea un Governo di Scopo che prosegua fino al giorno del voto? Per il momento Renzi non sembra volersi preoccupare di questa eventualità e afferma di avere i numeri e di poter andare avanti: il suo obiettivo a questo punto sembra esser quello di vincere al referendum costituzionale e, sfruttando questo risultato, arrivare al voto senza che siano state apportare ulteriori modifiche all’Italicum.

I principali punti della riforma

Ma vediamo in modo molto rapido quali sono i principali punti della riforma Boschi (l’argomento è stato trattato in maniera più approfondita in articoli precedenti). La novità principale è rappresentata dalla fine del bicameralismo perfetto, con la Camera dei Deputati che diventa unico organo eletto direttamente dai cittadini a cui spetterà l’esclusività dell’approvazione delle leggi ordinarie e la possibilità di accordare la fiducia al Governo. Completamente rivoluzionati i compiti e la composizione del Senato, che passa da 315 a 100 membri, diventando un organo rappresentativo delle autonomie regionali: potrà esprimere pareri e proporre modifiche sui disegni di legge approvati dalla Camera, che però potrà anche ignorare gli emendamenti; il principale compito del Senato sarà quello di fare da tramite tra Stato, Regioni e Comuni.

La riforma prevede cambiamenti anche per l’elezione del Presidente della Repubblica, che spetterà alle Camere in seduta comune con nuove maggioranze (2/3 dei componenti per i primi tre scrutini, 3/5 dei componenti fino al sesto scrutinio, poi basterà la maggioranza dei presenti), l’abolizione del Cnel, la revisione del titolo V della Costituzione (con tante materie che tornano di competenza esclusiva dello Stato) e novità per i referendum e le leggi di iniziativa popolare.

I sondaggi sul referendum 2016: il No supera il Sì, ma sono sempre di più gli indecisi

Come abbiamo accennato qualche riga fa, per il momento il No sembra essere in vantaggio sul Sì, ma dai sondaggi condotti da Emg il dato che salta di più all’occhio è quello relativo agli indecisi, che sono quasi il 43% degli italiani. Dopo aver visto il sorpasso del Movimento 5 Stelle ai danni del Partito Democratico nei sondaggi elettorali, in questi giorni c’è stato anche il superamento del No ai danni del Sì per quanto riguarda il referendum costituzionale: a fine giugno infatti i favorevoli alla riforma erano in leggero vantaggio sui contrari (29,3%-29%), mentre ad inizio luglio le cose si sono ribaltate, con il No che conquista il 29,9% e il Sì che scende al 27,4%. In risalita anche il fronte degli indecisi, che passa dal 41,7% al 42,7%. Proprio questo dato rende praticamente impossibile al momento prevedere l’esito finale della consultazione popolare.

Info sull'Autore

Sardo trapiantato in Umbria, dopo una lunga gavetta da articolista, posso vantarmi di essere un giornalista pubblicista. Convinto oppositore della scrittura in stile SMS, adoro gli animali e la musica.

Lascia Una Risposta