Legge Cannabis 2016, novità sulla legalizzazione in Italia: cosa cambia e testo

Pubblicato il 5 Lug 2016 - 10:58am di Ubaldo Cricchi

Il 25 luglio 2016 l’ormai famosa proposta di legge sulla cannabis approderà alla Camera e già il giorno successivo ci sarà il voto: il testo porta una e vera e propria rivoluzione dell’approccio legislativo in tema di droghe leggere parlando della legalizzazione, della coltivazione, della lavorazione e della vendita di cannabis e derivati. Vediamo quali sono le novità più importanti e cosa cambierà in caso di approvazione.

Le novità della Legge Cannabis 2016: cosa cambia con la legalizzazione?

La proposta di legge 3235 (questo il “nome in codice” della legge sulla cannabis) è stata avanzata dall’intergruppo formato da un centinaio di parlamentari appartenenti a vari orientamenti e guidati dal senatore Della Vedova. Dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale della cosiddetta Fini-Giovanardi si proverà a modificare nuovamente, ma in modo completamente diverso, quanto previsto dal Dpr 309/90. Qui di seguito verranno analizzati uno per uno i punti principali del testo.

Coltivazione
La coltivazione della cannabis per uso personale sarà permessa. Ovviamente sono previsti dei paletti: sarà consentita solo ai maggiorenni e la coltivazione e detenzione potrà riguardare un massimo di cinque piante di cannabis di sesso femminile. Inoltre chi è intenzionato a coltivare queste piante dovrà farne comunicazione all’ufficio regionale dei Monopoli di Stato, allegando un documento di identità e indicando i dati anagrafici e le informazioni sul luogo in cui si vuole effettuare la coltivazione.

Detenzione e consumo
I maggiorenni potranno detenere fino a 5 grammi di cannabis (dentro casa se ne possono tenere fino a 15 grammi). Sarà comunque proibito il consumo negli spazi aperti al pubblico e nei luoghi di lavoro, sia pubblici che privati.

Vendita
La commercializzazione della cannabis sarà consentita nell’ambito di un regime di monopolio dello Stato per quanto riguarda coltivazione, preparazione e vendita al dettaglio: in altri termini, lo Stato potrà autorizzare alcuni soggetti privati a coltivare cannabis e a venderne i prodotti all’interno di locali dedicati, esattamente come accade nei vari coffee shops presenti in vari Paesi europei. Detto ciò, è assolutamente necessario ribadire che lo spaccio resterà un reato. È prevista anche la possibilità di costituire i Cannabis Social Club, delle associazioni di consumatori senza scopo di lucro che distribuiscono i prodotti delle loro coltivazioni tra i soci.

Uso terapeutico
C’è una netta apertura su questo fronte: sarà possibile detenere cannabis o suoi prodotti derivati in quantità superiori rispetto a quelle previste se destinati ad uso curativo. Ovviamente deve esserci una prescrizione medica e la quantità detenuta non può in nessun caso eccedere quella indicata nella stessa prescrizione. Il medico infatti dovrà indicare la dose, la posologia e la patologia per la quale è stata prescritta una cura a base di Thc (delta-9-tetraidrocannabinolo: e su questo nome scientifico a qualcuno sarà venuta in mente la tetraidro-rivoluzione citata dal tormentone dell’estate scorsa Maria Salvador).

Lo Stato
Il nuovo nome del Monopolio sarà “dei tabacchi e della cannabis e dei suoi prodotti derivati”. Al Ministero dell’Economia saranno affidati i compiti di stabilire accise, aggio per la vendita al dettaglio, prezzo di vendita al pubblico e individuazione degli esercizi autorizzati alla distribuzione; il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali invece dovrà disciplinare i criteri e le modalità per l’individuazione dei terreni utilizzabili per la coltivazione, dando priorità alle aree economicamente in difficoltà (sarà comunque vietato sostituire le colture destinate all’alimentazione umana o animale). I ricavi che deriveranno dall’applicazione delle nuove regole verranno utilizzati per la costituzione di un Fondo nazionale per la lotta alla droga.

Niente pubblicità
Non sarà possibile fare propaganda pubblicitaria alla cannabis e ai suoi derivati, né in modo diretto, né in modo indiretto. In caso di violazione di questo divieto sono previste multe salate: il responsabile infatti dovrà pagare una sanzione amministrativa pecuniaria che va dai 5.000 ai 25.000 euro. Non vengono considerate propaganda le opere dell’ingegno che non sono destinate alla pubblicità.

Info sull'Autore

Sardo trapiantato in Umbria, dopo una lunga gavetta da articolista, posso vantarmi di essere un giornalista pubblicista. Convinto oppositore della scrittura in stile SMS, adoro gli animali e la musica.

2 Commenti finora. Sentitevi liberi di unirsi a questa conversazione.

  1. Roberto 5 Luglio 2016 at 16:51 - Reply

    sono un dettaglio I Cannabis Social Clubs non vendono, sono associazioni di consumatori che mettono in piedi una coltivazione condivisa e distribuiscono i raccolti in parti uguali tra i soci, assolutamente senza fini di lucro, tutte le spese che sono a carico dell’ associazione devono essere coperte dalle quote associative, e, come stabilisce il Codice Civile per le associazioni no profit, annualmente sono tenute a convocare un’ assemblea dei soci nella quale vengono eletti coloro che andranno ad occupare le cariche societarie.

    • Ubaldo Cricchi 6 Luglio 2016 at 11:04 - Reply

      Ciao Roberto e grazie per la segnalazione

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