Si torna prepotentemente a parlare delle elezioni politiche 2018: l’argomento è come sempre uno dei più discussi, ma forse è il caso di fare il punto della situazione cercando di capire quale potrebbe essere la data, cosa dicono i nuovi sondaggi e le ultime notizie. Quando si vota? Quali sarann i candidati Premier e chi la spunterà?
Ultime notizie sulle elezioni politiche 2018: quando si vota?
Per quanto riguarda la data delle elezioni politiche 2018 ancora non c’è nulla di certo, ma si fanno sempre più insistenti le voci secondo le quali si voterà alla prima o alla seconda domenica del prossimo mese di marzo. Si è arrivati a questa conclusione riflettendo sulle scadenze e il calendrio istituzionali: con il via libera alla legge elettorale (l’ormai famoso Rosatellum verrà votato in Senato entro la fine di ottobre) non ci sarà più bisogno di ulteriori decreti o ritocchi per riequilibrare i sistemi elettorali delle due ali del Parlamento, quindi l’approvazione della legge di Bilancio che arriverà sui banchi di Camera e Senato agli sgoccioli del 2017 potrebbe rappresentare la fine dell’attuale legislatura. Dopo questo risultato, l’attuale premier Gentiloni potrebbe dichiarare che il compito del suo esecutivo può ritenersi concluso con un paio di mesi di anticipo (non risulterebbe neanche dimissionario).
Lo scioglimento delle Camere potrebbe avvenire quindi durante gli ultimi giorni dell’anno, c’è anche chi crede che il presidente Mattarella potrebbe comunicare la notizia agli italiani direttamente durante il tradizionale discorso di Capodanno. Proprio basandosi su ipotesi di questo tipo si è fatta larga la convinzione che gli italiani saranno richiamati alle urne nella prima metà di marzo: dopo lo scioglimento delle Camere dovrebbe iniziare una campagna elettorale di 60 giorni, con il voto fissato per il 4 o l’11 marzo. Dopo le elezioni servirà una ventina di giorni per riunire Camera e Senato e un’altra decina di giorni per definire le cariche istituzionali.
Come funziona il Rosatellum, la nuova legge elettorale
Come detto prima, a breve il Senato si esprimerà sulla nuova legge elettorale, che è già passata alla Camera: il Rosatellum introdurrà un sistema misto tra maggioritario e proporzionale. Per quanto riguarda la Camera ci saranno 232 collegi uninominali per ciascuno dei quali ogni partito o ogni coalizione potrà presentare un solo candidato; viene eletto il candidato che ha ricevuto più voti. Gli altri 386 seggi invece verranno assegnati con metodo proporzionale, con i parlamentari dei vari schieramenti politici (ognuno dei quali presenterà la sua lista di candidati) eletti in numero proporzionale ai voti ottenuti; saranno 12 i seggi riservati agli eletti dall’estero. Per il Senato il meccanismo sarà praticamente identico, con 102 collegi uninominali e 207 collegi assegnati con il proporzionale e 6 seggi eletti dall’estero.
Il cittadino non potrà esprimere un voto disgiunto: questo significa che si potrà esprimere un solo voto, che andrà al candidato del collegio di appartenenza per quanto riguarda la quota maggioritaria e alla lista che lo appoggio per quanto riguarda la quota proporzionale. Al momento attuale non si può sapere come sarà la scheda elettorale, ma con questa regola si può dire che se il cittadino appone un segno su un candidato e uno su una lista diversa da quelle che appoggiano il candidato selezionato, il voto non sarà valido e la scheda sarà annullata.
È prevista una soglia di sbarramento del 3% dei voti su base nazionale, ma questa è valida solo per i partiti che si presentano alle elezioni da soli: le coalizioni devono raggiungere almeno il 10% per eleggere dei parlamentari. La legge prevede la possibilità di pluricandidarsi fino ad un massimo di cinque collegi, ma solo per la quota proporzionale, mentre ci si può candidare per un unico collegio uninominale. Il meccanismo del Rosatellum dovrebbe favorire le alleanze tra i partiti: si uniscono per appoggiare in maniera unitaria i candidati di coalizione e si accordano sulla spartizione dei vari collegi conquistati con il sistema proporzionale. In tema di alleanze ne potrebbe uscire bene il Centrodestra (quando si presenta unito ha già dimostrato di raccogliere buoni risultati) e il PD se riuscisse a compattarsi e a unire le forze con qualche partito di centro o di sinistra. Si dice che il Movimento 5 Stelle, fermo nella sua volontà di non allearsi con nessuno e dotato di pochi candidati particolarmente noti, potrebbe essere penalizzato dal nuovo sistema elettorale. Sarà davvero così?
I sondaggi: Movimento 5 Stelle penalizzato dal nuovo sistema elettorale?
Diamo ora un’occhiata ai sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani. La prima elaborazione che prendiamo in considerazione è quella di EMG Acqua per La7: il Movimento 5 Stelle guadagna sei decimi rispetto alla settimana scorsa e si porta al 27,9%, superando il PD, che scende al 27,1%; alle loro spalle sale la Lega Nord (14,8%, +0,3%), Forza Italia cede più di mezzo punto (12,2%, -0,6%), mentre rimane stabile al 5% Fratelli d’Italia. Articolo 1-MDP, Alternativa Popolare e Sinistra Italiana si mantengono poco sopra il 2%. Insomma, M5S primo partito, ma con le coalizioni le cose cambierebbero: il Centrodestra raccoglierebbe il 33,8% dei voti, il Centrosinistra il 32,5% e il Movimento 5 Stelle, anche se con un distacco minore rispetto a una settima fa, resterebbe fermo al 27,9%.
Secondo Tecnè invece il PD sarebbe tornato in testa, salendo al 26,2% e scavalcando il M5S che scende al 25,7%. Interessante il testa a testa tra Forza Italia (16%) e Lega Nord (15,5%) per il terzo gradino del podio, con entrambi i partiti in leggera salita. Anche Fratelli d’Italia guadagna qualcosina e si porta al 5,2%, mentre alle sue spalle cede qualcosa Articolo 1-MDP (3,6%). L’istituto ha fatto anche una simulazione tenendo conto delle coalizioni: il Centrodestra otterrebbe il 36,3%, il Centrosinistra (considerando solo PD e Alternativa Popolare) prenderebbe il 28,3%, mentre il Movimento 5 Stelle, senza alleati, potrebbe contare solo sul suo 25,9%. Anche secondo gli ultimi sondaggi Winpoll il Partito Democratico sarebbe di nuovo il primo partito con il 27%, con il Movimento 5 Stelle molto vicino (26,2%); considerando invece le alleanze, il Centrodestra unito potrebbe fare la voce grossa, potendo contare sul 13,5% della Lega Nord, sul 12,6% di Forza Italia, sul 6,3% di Fratelli d’Italia e l’1,2% di altri partiti.
L’ultimo paragrafo lo dedichiamo a chi si presentrà come candidato premier alle prossime elezioni politiche; il Partito Democratico si presenterà con Matteo Renzi: l’ex presidente del consiglio ha di recente ribadito che il segretario del partito è anche, per statuto, il candidato premier del partito stesso; il Movimento 5 Stelle ha già assegnato il ruolo a Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dal 2013; c’è un po’ di incertezza invece su chi potrebbe essere il “volto” del Centrodestra: Berlusconi o Salvini?