Home Restaurant: com’è disciplinato in Italia, i migliori a Roma e a Milano

Pubblicato il 3 Ott 2021 - 10:57am di Lorenzo D'Ilario

Gli home restaurant, ovvero attività di ristorazione in abitazioni private, nonostante almeno fino all’arrivo del Covid-19 fossero una pratica in forte espansione in tutta Italia, sono ancora in attesa di ricevere una specifica regolamentazione parlamentare. Dopo anni di accesi dibattiti e svariate proposte, finalmente, un progetto di legge unitario era stato approvato nel gennaio 2017 dalla Camera, salvo poi rimanere bloccato in Senato a causa della bocciatura dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Intanto, dopo aver fatto luce sul vuoto normativo, andiamo alla scoperta dei migliori home restaurant nelle città di Milano e Roma che sono pronti a tornare operativi dopo la chiusura forzata a causa del Covid-19.    

Home Restaurant: regolamentazione e legge in Italia, un’occasione mancata

L’esigenza di intervenire a livello legislativo nasce dalla necessità di debellare ogni sorta di concorrenza sleale nei confronti del settore della ristorazione tradizionale e di evitare che i partecipanti possano correre rischi per la salute. Si tratta infatti di uno degli esempi più vincenti della “sharing economy”, un fenomeno in netta crescita anche sul territorio nazionale prima dell’avvento della pandemia. Basti pensare che il fatturato ricavato nel 2014 dagli home restaurant ammontava a 7,2 milioni di euro (dati forniti da un’indagine della FIEPET Confesercenti).

Il testo approvato dalla Camera, che aveva riconosciuto gli home restaurant come “attività autonoma occasionale”, aveva fissato alcuni paletti laddove di regole proprio non ve n’erano. Innanzitutto era stato posto un limite significativo: l’attività di ristorazione in abitazioni private non poteva superare il tetto massimo di 500 coperti all’anno e non poteva fare incassi superiori a 5mila euro all’anno. Oltre a clienti e proventi, ulteriori limitazioni erano state introdotte dal punto di vista organizzativo in maniera tale che tutto diventasse tracciabile.

La prenotazione poteva avvenire soltanto attraverso piattaforme digitali ed il pagamento tramite l’utilizzo di sistemi elettronici. Il ministero della Sanità, inoltre, avrebbe dovuto fissare nel dettaglio i requisiti richiesti al cuoco. Per avviare l’attività non ci sarebbe stato più bisogno della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) ma sarebbe stato sufficiente inviare al Comune una comunicazione digitale in base a modalità che sarebbero state stabilite in seguito dal ministero dello Sviluppo economico. Ovviamente l’immobile avrebbe dovuto essere in possesso di tutti i requisiti di abitabilità, mentre il “ristoratore” avrebbe dovuto stipulare un’assicurazione per la responsabilità civile nei confronti dei terzi e per la casa.

Uno dei punti più dibattuti era quello del divieto di svolgere attività di ristorazione privata in appartamenti affittati su AirBnb, ovvero in quelle abitazioni private in affitto per brevi periodi: o il turismo o la ristorazione, tertium non datur. Tutte queste disposizioni sarebbero venute meno qualora si sarebbero organizzati meno di cinque eventi all’anno: in questo caso non si sarebbe trattato di home restaurant ma semplicemente di “social eating”.

Oggi, purtroppo, fino a quando non verrà ripresentato un nuovo disegno di legge e questo non sarà approvato sia dalla Camera che dal Senato, il fenomeno degli home restaurant continua a convivere con un pericoloso e anacronistico vuoto normativo.   

Migliori Home Restaurant a Milano e a Roma

In tutta Italia, fino all’arrivo del Covid-19 sono state organizzate numerose cene a pagamento a casa di estranei, dove cuochi non professionisti deliziavano con le loro prelibatezze commensali sconosciuti. Le misure di contenimento della pandemia hanno interrotto bruscamente l’ascesa degli home restaurant, lasciando spazio alla nascita di un’ulteriore alternativa alla ristorazione tradizionale: l’home delivery restaurant. Alcuni ristoratori di fascia alta, infatti, hanno escogitato una nuova fonte di guadagno attraverso il servizio di chef a domicilio, che vede proprio i cuochi professionisti recarsi nelle case dei clienti per l’intera serata e deliziarli con la loro cucina raffinata. 

Ma adesso, grazie all’introduzione del “green pass”, per gli home restaurant potrebbe essere arrivato il momento della riscossa, in particolar modo a Roma e a Milano, dove sono pronti a riaprire i battenti i migliori in assoluto. Andiamo a scoprire nel dettaglio di quali si tratta.    

A Milano il più noto è stato il “My Kitchen Bistrot” di Federico Bonaconza, cuoco e attore che ha avuto modo di avvicinarsi al mondo degli home restaurant nel corso dei suoi numerosi viaggi all’estero ed è specializzato nella cucina siciliana. Da segnalare anche “A casa del maestro”, gestito da Alessandro Spadari, poliedrico chef e pittore che, in particolar modo nel fine settimana, ha organizzato cene con prodotti biologici e di produzione locale per venire incontro a chiunque volesse mangiare sano o soffrisse di allergie e intolleranze. Decisamente accattivante la proposta di “Food&Friends”, il cui punto forte era soprattutto la cornice: cene e brunch in giardino e sui tetti di Milano.

A Roma l’attività di ristorazione in abitazioni private non è stata affatto da meno. Dopo aver frequentato numerosi corsi di cucina, a partire dal 2015 Emma Pilleroni si è dedicata all’organizzazione di “Porto una voce a tavola”, che in tante occasioni ha visto la partecipazione di famosi doppiatori del cinema italiano. A Zagarolo, a pochi chilometri dalla capitale, nella sua casa di campagna Claudia Proietti ha accolto a pranzo e a cena gli ospiti con croccante, meringhe e tante altre specialità. Come non menzionare, infine, le cene cosmopolite nella capitale di Zaida Julissa, con ricette che spaziavano dalle tradizioni europee a quelle asiatiche e caraibiche.

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