Influenza Marzo 2018: sintomi influenza intestinale con e senza febbre, bambini e adulti, quanto dura?

Pubblicato il 27 Feb 2018 - 12:06pm di Ubaldo Cricchi

Influenza a marzo 2018? Purtroppo sì: tra il colpo di coda di quella che viene definita come la stagione più importante degli ultimi 15 anni e l’arrivo del gelido vento Burian che favorisce la diffusione dei virus parainfluenzali, nei prossimi giorni saranno tanti gli italiani che avranno a che fare con fastidiosi sintomi come febbre, tosse, mal di gola o problemi intestinali. Cerchiamo di capire quanto dura l’influenza nei bambini e negli adulti, come è possibile prevenire il contagio e quali sono i rimedi per rimettersi in forma il più presto possibile.

Ancora tanti casi a marzo 2018: cause, sintomi e durata in adulti e bambini

Il picco è stato superato già da un po’, ma l’influenza si trascinerà ancora per qualche settimana: per il momento non è arrivato il momento di abbassare la guardia e se fino ad oggi sono quasi sette milioni gli italiani che sono già stati vittima dei virus, al termine della stagione si potrebbe sfondare quota otto milioni di casi. Numeri impressionanti che non si vedevano da diverso tempo. Alla base di questo boom influenzale ci sono diverse ragioni, ma molti individuano la causa principale nella circolazione di quattro distinti ceppi di virus, mentre di solito ne girano in contemporanea solo tre. I dati parlano chiaro: praticamente due terzi dei contagi è legato al virus B/Yamagata, quello “imprevisto”. Il momento di massima diffusione è stato raggiunto durante i primi dieci giorni dell’anno, ma la curva epidemica, pur avendo iniziato la sua discesa durante le prime settimana di febbraio, mostra che il livello di incidenza rimane ancora abbastanza elevato.

I sintomi dell’influenza li conosciamo bene: quelli più diffusi sono la febbre, il mal di testa, il mal di gola, il raffreddore, la tosse, il naso chiuso, un senso di malessere generale e i dolori muscolari. A questi si possono accompagnare (soprattutto nei bambini più piccoli) problemi intestinali come vomito e diarrea. Bisogna poi aggiungere che la maggior parte delle persone tende a sottovalutare la malattia: questo è un errore che non si possono permettere soprattutto i cosiddetti soggetti a rischio (in particolare le persone che soffrono di problemi al sistema immunitario, ma non solo loro), che possono andare incontro a pericolose complicazioni come lo sviluppo di infezioni batteriche (otiti, polmoniti, sinusiti) o il peggioramento delle proprie condizioni di salute generali.

Di norma l’influenza ha una durata che si aggira tra i quattro e i cinque giorni, ma non bisogna dimenticare che si è contagiosi anche nelle 24 ore prima che si manifestino i sintomi e fino a sette giorni dopo; nei bambini la malattia persiste per qualche giorno in più (possono essere contagiosi anche fino a dieci giorni dopo la comparsa dei sintomi). Per questo motivo chi contrae la malattia dovrebbe prendersi un periodo di convalescenza per evitare di diffondere il virus e di avere ricadute. I virus circolano per via aerea e si trasmettono da persona a persona tramite le minuscole goccioline di saliva emesse dai soggetti malati non solo quando starnutiscono o tossiscono, ma addirittura anche quando parlano e respirano. Il contagio può avvenire in modo diretto (ovvero venendo a contatto direttamente con queste goccioline di saliva) o indiretto (portandosi le mani a occhi, bocca o naso dopo aver toccato una superficie contaminata).

Occhio ai virus parainfluenzali

In questi giorni sull’Italia soffia il Burian, il gelido vento siberiano: in questo periodo caratterizzato da temperature molto basse, alla classica influenza si aggiungono i cosiddetti virus parainfluenzali. A loro sono legati sintomi molto simili a quelli che abbiamo visto prima (mal di gola, dolori osteoarticolari, tosse, raffreddore e così via), tanto che si fa fatica a distinguere le due affezioni. La durata e l’intensità della malattia risultano essere leggermente minori Si prevedono circa 400.000 casi in queste giornate di freddo intenso, con i bambini piccoli (fino ai quattro anni) che saranno i più colpiti. Qual è il modo migliore per contrastare i sintomi dell’influenza di marzo 2018? Sembrerà banale dirlo, ma non sarebbe male evitare il contagio (la frase “prevenire è meglio che curare” non passa mai di moda), quindi bisogna dare il giusto peso alla prevenzione.

Prevenzione e rimedi: come contrastare l’influenza

Il vaccino continua ad essere lo strumento di difesa più importante che abbiamo a disposizione: secondo alcuni esperti l’alto numero dei casi che si sono verificati durante questa stagione è legato anche al fatto che troppo persone hanno deciso di non vaccinarsi. Poi ci sono alcuni comportamenti che, se seguiti con regolarità, riducono il rischio di contagio: coprirsi in modo adeguato, lavarsi le mani spesso e bene, evitare i luoghi particolarmente affollati, fare attenzioni ai bruschi sbalzi di temperatura (passando magari dal caldo esagerato di una stanza con il riscaldamento al massimo al freddo dell’esterno) e stare a distanza di sicurezza dalle persone malate rappresentano, insieme al già citato vaccino, l’ABC della prevenzione.

Se proprio non si riesce a scongiurare il contagio bisogna trovare quali sono i rimedi che possono aiutare a superare meglio l’influenza. Di solito non è necessario fare ricorso ai farmaci: questi andrebbero presi solo su indicazione del medico, che al massimo nei casi normali può consigliare qualche medicinale per alleviare i sintomi o qualche integratore (ovviamente la prescrizione potrebbe essere diversa in caso di soggetti a rischio). Assolutamente da evitare le cure fai da te e il ricorso agli antibiotici. È invece di fondamentale importanza il riposo: se il malato resta a letto dà al corpo il giusto tempo per recuperare e, cosa da non sottovalutare, evita di contagiare altre persone.

L’alimentazione riveste un ruolo altrettanto importante; le verdure e la frutta di stagione (in particolar modo gli agrumi) non devono mai mancare perché forniscono all’organismo le vitamine e i sali minerali che occorrono per tenere alte le proprie difese. Bisognerebbe consumare cibi leggeri (ad esempio brodo, riso, legumi) ed evitare gli alimenti molto conditi, i fritti, la cioccolata, gli zuccheri e gli alcolici. Ci sono poi alcuni alimenti che, nell’immenso manuale dei rimedi della nonna, vengono indicati come preziosi alleati nella lotta contro l’influenza: la cipolla e l’aglio (soprattutto crudi) sono famosissimi per le loro proprietà espettoranti e antisettiche, il miele scioglie il catarro, calma la tosse e dà sollievo alla gola, il pepe libera le vie respiratorie e fa abbassare la febbre. I fumenti (con acqua bollente e l’aggiunta di un po’ di bicarbonato, menta o eucalipto) e gli infusi sono altre risorse che possono rivelarsi molto utili.

Influenza intestinale: cosa mangiare per rimettersi in forma

Anche la cosiddetta influenza intestinale rientra tra le malattie virali: i suoi sintomi possono differire in base al tipo di virus che la causa, ma in linea di massima la gastroenterite si manifesta con diarrea, nausea e vomito. Spesso si presentano anche dolori addominali, sensazione di malessere o debolezza e mancanza di appetito, mentre più raramente viene anche la febbre. Per quanto riguarda prevenzione e cura possiamo in pratica ribadire quanto detto prima per l’influenza: bisogna lavarsi spesso le mani (soprattutto dopo aver toccato una superficie o un oggetto potenzialmente contaminato e comunque sempre prima di toccare i cibi), fare attenzione a quello che si mangia e che si beve, evitare i contatti con le persone malate e disinfettare le superfici a rischio contaminazione.

Anche l’influenza intestinale di norma ha un decorso spontaneo e sparisce da sola dopo un paio di giorni. Solo su indicazione del medico si possono prendere integratori o farmaci come gli antidiarroici. Il riposo e l’alimentazione diventano quindi fondamentali, ma un occhio di riguardo va dato all’idratazione: con il vomito e la diarrea si perdono molti liquidi e per evitare la disidratazione bisogna bere molto (acqua, thè, tisane, brodi). Durante la fase acuta della malattia non si dovrebbe mangiare, mentre nella fase di recupero è importante alimentarsi in modo corretto: riso, mais, carote e zucchine bollite vanno benissimo, mentre la frutta e la verdura vanno reinserite nella dieta con gradualità (iniziando con spicchi di mela e banane mature). Il parmigiano e il brodo di pollo possono fornire al corpo le giuste proteine. Per un po’ bisognerà rinunciare agli alimenti grassi, a quelli particolarmente conditi, agli zuccheri, agli alcolici, ai latticini (ad eccezione del parmigiano e dei formaggi stagionati) e al caffè.

Info sull'Autore

Sardo trapiantato in Umbria, dopo una lunga gavetta da articolista, posso vantarmi di essere un giornalista pubblicista. Convinto oppositore della scrittura in stile SMS, adoro gli animali e la musica.

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