Petrolio, crolla il prezzo ma in Italia il carburante alla pompa rimane invariato: le proteste del Codacons

Pubblicato il 10 Dic 2015 - 2:22pm di Redazione

Il prezzo del petrolio scende sotto i 100 dollari al barile e si attesta sul prezzo di 40 dollari. Questo incredibile, e per molti inaspettato, crollo ha generato discussioni e polemiche di ogni tipo, monopolizzando i siti di finanza ed attualità. Del resto, il petrolio è da sempre argomento centrale sul tavolo delle economie mondiali, che in base a questo modificano i rapporti politici e geopolitici con le nazioni vicine e lontane. Dagli anni ’70 in poi, in particolare, il prezzo del petrolio ha condizionato lo sviluppo tecnologico dei Paesi industrializzati, i quali hanno tentato di ovviare al problema del costo di estrazione, costruendo nuovi motori ed ingegnose trivelle. Inoltre, la concentrazione del diritto alla lavorazione dell’oro nero, appannaggio di poche ed indiscutibili compagnie, ha fatto sì che nessuno potesse modificare la situazione di dipendenza venutasi inevitabilmente a creare.

Tuttavia, innovative tecniche di estrazione, come il fracking, e l’utilizzo di scisti bituminosi sembra aver apportato negli ultimi anni le migliorie necessarie all’abbattimento del costo del petrolio. Ciononostante, i prezzi alla pompa per i consumatori nostrani rimangono sorprendentemente stabili, non seguendo l’onda positiva presa dai mercati.

Le ingiustizie sul prezzo del petrolio ed i futuri scenari

benzinaQuesta disparità di trattamento, per tanti una vera e propria ingiustizia, ha dunque scatenato giustificate lamentele da parte degli italiani, già tartassati dal peso delle accise. Ad onor di ciò, anche il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) ha pubblicato un suo comunicato inerente al costo del carburante all’interno dell’intera Unione Europea. La tabella comparativa stilata durante il mese di dicembre evidenzia la spiacevole posizione dell’Italia all’interno della classifica dei Paesi ove il carburante costa di più. Le nostre città sono seconde soltanto a quelle del Regno Unito, in cui il prezzo del gasolio è in media di 1,543 euro al litro; scendendo nei dettagli i consumatori italiani pagano 1,340 euro per un litro di gasolio. Sul fronte benzina invece, l’Italia occupa la quarta posizione in termini di costo più elevato, superata soltanto da Paesi Bassi, Regno Unito e Danimarca. I dati fin qui mostrati appaiono certamente impietosi, ancor più se rapportati in termini percentuali. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, sottolinea che un litro di gasolio in Italia costa il 18% in più rispetto al resto d’Europa, mentre il prezzo della benzina raggiunge addirittura il 20% in più della medie UE.

Con questi avvilenti dati a far da sostegno, l’ente di tutela dei consumatori, si appresta ad inviare un esposto all’Antitrust italiano ed alla Commissione Europea, nel tentativo di ricevere chiarimenti riguardo l’ingiustizia riscontrata. La speranza è che gli sforzi diplomatici possano favorire un netto ridimensionamento del costo dei carburanti per gli utenti nostrani; se ciò non bastasse, sembrano inevitabili scioperi e proteste, atti a garantire un’equità sociale fin qui del tutto assente.

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