In morte del Grande Fratello

Pubblicato il 5 Apr 2014 - 6:00pm di Elisabetta Zazza

Il Grande Fratello, il reality show più famoso del mondo, è a rischio chiusura

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Il flop registrato dopo le prime puntate del Grande Fratello lascia trapelare che il programma è ormai giunto al capolinea, che gli italiani non sono più attirati dal ciclo ripetitivo di stereotipi, immagini e dinamiche sempre uguali. Se il programma dovesse chiudere i battenti prima del tempo – si parla di aprile – non sarà, dunque, una novità. La novità, semmai, è il cambiamento di sensibilità con cui gli italiani oggi guardano la televisione e, nella fattispecie, il reality show, giunto alla tredicesima edizione.

Sarà il numero 13 a condizionarci? Chissà, questo numero un po’ fatalista, che indica la rottura dell’armonia, della ciclicità, è in qualche modo il segno premonitore della fine di qualcosa, di un equilibrio che si è interrotto e non può più essere ricostituito. Sarà che lo identifichiamo nell’ultimo retaggio dell’era Berlusconi? Quel mondo di sottocultura trainato dall’ideologia dello spettacolo? Forse è anche questo. Sta di fatto che il Grande Fratello, se prima era il programma più seguito d’Italia (la puntata finale della prima edizione ottenne un ascolto medio di 16 milioni di telespettatori, pari al 60% di share), un evento televisivo capace di tenere incollato un paese davanti ad uno schermo 24 ore su 24 , oggi è un format stantio, monotono e ridondante. Un format che non rispecchia più i nostri gusti, perchè non  costituisce più una valida distrazione, dal momento che ce ne siamo assuefatti. Niente di nuovo, dunque: anche il più bel paio di scarpe prima o poi finisce al secchio. È la legge della natura.

Ma non è tutto, perchè il tempo non cambia solo la forma ma anche la sostanza. La realtà del Grande Fratello è portatrice di un linguaggio che sta tra il metafisico e il realistico. Metafisico perchè è il trionfo della mediocrità, dell’irrazionalità, dell’omologazione. E realistico perchè, nonostante sia una realtà virtuale, è pensata e realizzata a misura d’uomo, con il suo carico di emotività, di drammaticità, di ansia, con i suoi risvolti gioiosi, allegri, ironici, goliardici. Ma i tempi cambiano e con essi anche i nostri gusti e i nostri interessi.

Quando si è giunti alla consapevolezza che il reality così com’era – un modello culturale sempre più stereotipato, spudorato e privo di freni inibitori – non funzionava più, ecco che, dopo un susseguirsi ininterrotto di edizioni animate da “macchiette”, concorrenti eccentrici, bizzarri, quasi assurdi, quest’anno si è deciso di tornare un po’ alle origini, con personaggi “al passo coi tempi” – come affermato dalla conduttrice Alessia Marcuzzi – e capaci di “raccontare storie vere, difficili, di tutti i giorni, dall’immigrato alla ragazza disabile”. Gente semplice, umile, con storie difficili alle spalle. Forse perchè si è ipotizzato che gli italiani di oggi preferiscano immedesimarsi e riflettere piuttosto che distrarsi senza pensare trastullandosi nel futile. Ma l’errore ingenuo è credere che si possa realizzarlo con un programma nato per evadere dall’ordinario, nato per uscire dalla realtà ed entrare nella finzione, nella rappresentazione innaturale e artificiosa di una quotidianità senza copione, ma che è pur sempre mistificazione, puro spettacolo, intrattenimento. Non può esistere gratuità e verità in un programma costruito su una struttura a eliminazione (la “nomination”), il cui obiettivo finale è un premio in  denaro destinato ad un solo vincitore. È paradossale che un programma come il Grande Fratello, un reality show, pretenda ora di uscire da sé stesso e diventare capace di “raccontare storie vere”.

Gli italiani, da sempre avidi si sensazionalismi, di situazioni esasperate, di brividi e colpi di scena,  probabilmente trovano oggi maggiore attrattiva nei fatti di cronaca, specie nella cronaca nera. L’interesse morboso per l’eccesso ha fatto perdere curiosità per il reality show – che ormai non ha più nulla di nuovo da offrire – a favore di un’altra e più inquietante forma di spettacolo: la tv del dolore, delle tragedie in diretta, delle lacrime pubbliche, dei tribunali mediatici. Non è un caso che da qualche tempo a questa parte sia uscito un nuovo settimanale, “Giallo”, dove sono riportate curiosità e approfondimenti sui casi irrisolti di cronaca nera italiana, con copertine, foto e titoli gridati come i classici rotocalchi. Gossip e nera si incontrano come le due facce di una stessa medaglia, quella della smania per l’indiscrezione ai limiti della mania patologica. E questo è riscontrabile in molti programmi e addirittura in alcuni tg. Programmi come “Pomeriggio 5”, condotto da Barbara D’Urso, o tg come “Studio Aperto”, dove in entrambi i casi si alternano in modo agghiacciante notizie crude a gossip e altre frivolezze.

È questa la tv di oggi, è questo il nuovo svago degli italiani, il “locus amoenus” dove rifugiarsi per evadere dai problemi e dalle fatiche di tutti i giorni? Probabile. Ecco forse perchè una delle possibili mosse proposte dal Grande Fratello, per risollevare le sorti del programma, è portare un reality composto da soli VIP. Una sorta di Isola dei Famosi, che invece di un’isola selvaggia condividono una casa lussuosa e piena di comfort. Tutto è ancora da definire. La presenza di personaggi noti potrebbe rinfocolare quella curiosità morbosa – di cui la televisione si alimenta – capace di tenerci ancora incollati davanti allo schermo. E innocui, come animali narcotizzati.

Info sull'Autore

Elisabetta Zazza è una testarda ragazza abruzzese, che dopo la maturità ha deciso di lasciare il paesino per studiare nella grande capitale. Dopo una laurea triennale in Lettere e Fiolosofia alla Sapienza, ha iniziato a collaborare per le testate “Prima Stampa” (cartaceo), “ConfineLive.it” e “Corretta Informazione.it”. Intanto, mentre scrive e lavora, sta terminando la specialistica in “Editoria e Scrittura”. Diventare giornalista è il sogno di chi è curioso di sapere, desidera capire e sente il dovere di raccontare.

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