Bohemian Rhapsody: recensione del primo film su Freddie Mercury e la storia dei Queen

Pubblicato il 30 Nov 2018 - 2:25pm di Francesco Salvetti

Arriva al cinema “Bohemian Rhapsody” il primo film su Freddie Mercury e sulla nascita dei Queen, diretto da Bryan Singer. Vi forniremo trama, recensione e commento.

L’arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni semplici o complessi, che possono variare per altezza (cioè per la frequenza delle vibrazioni del corpo sonoro), per intensità (cioè per l’ampiezza delle vibrazioni) e per timbro (che dipende dal materiale del corpo sonoro), per mezzo della voce umana (m. vocale), di strumenti (m. strumentale) o della combinazione di entrambe queste fonti” Così la Treccani definisce la parola “Musica”. Viene spiegata tecnicamente, in maniera quasi scientifica, ma la musica sappiamo essere molto di più. Come tutte le arti, esprime una sensazione, le emozioni di un attimo, un’immagine o una riflessione, è un qualcosa di intimo che spesso apprezziamo proprio perché scritta ad hoc per un momento ben preciso della nostra vita. Ma chi è che fa musica? Chi ha quella sensibilità da poter raccontare tutto questo? I Queen sono parte di questo mondo avendo scritto una delle pagine più importanti e incisive della storia di questa splendida arte.

Video recensione del nostro inviato

Il film di Bryan Singer, conosciuto come il padre degli “X men” al cinema, arriva a 10 anni di distanza dall’ultimo “non super hero movie” (“Operazione Valchiria” 2008, con Tom Cruise protagonista). La scelta di ripercorrere quella strada lasciata nel 2008 lo porta ad azzardare e fare qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima: parlare dei Queen, di Freddie Mercury, argomento mai trattato prima. I “Queen” hanno letteralmente rivoluzionato la storia della musica e hanno cambiato drasticamente la concezione di concerto, rendendolo un vero e proprio show dove palco, pubblico e band si fondono in un unicum di emozioni.

Ma chi sono? Dietro un grande potere cosa si nasconde? Si nascondono delle personalità complesse, piene di sfaccettature su cui potersi soffermare, difficili da mettere in scena tutte assieme. Forse è proprio questo l’unico ago in un pagliaio di vera bellezza: non aver osato. Il film è bello, ci sentiamo di affermare che non deluderà i fan e regalerà, a chi non li dovesse conoscere, un’occasione per incuriosirsi e andare a cercare le loro canzoni o cd. Facciamo riferimento al mancato rischio perché in 2 ore e 13 minuti racconta tante cose della vita della band, ma soprattutto di Freddie, senza malgrado approfondirle troppo. Facciamo un esempio: nella vita di Freddie è molto evidente la ricerca dell’identità, che sia con il nome (in realtà si chiama FarrokhBulsara) o nell’orientamento sessuale. Nel film soffermandosi in maniera preponderante su questo aspetto, avrebbe fatto storcere la bocca a qualche fan, ma probabilmente lo avrebbe reso ancor più accattivante di quello che già è. Ci sentiamo di fare un ulteriore riflessione, nello stile di regia di Bryan i ragazzi sono inquadrati, narrati e raccontati come dei super eroi della musica e la mancata riflessione su alcuni aspetti della vita di Freddie, avrebbe forse scardinato la regia di Singer.

Se tra tutti, il regista è stato un genio e per questo folle nell’imbattersi in un lavoro del genere, ancor di più lo è stato Rami Malek nell’accettare di prestarsi al ruolo di protagonista. L’attore statunitense ha fatto delle sue origini (egiziane) e dei suoi tratti somatici, un punto di forza per questa interpretazione. Nonostante però sia fisicamente più basso, Rami fa un lavoro straordinario nell’assomigliare a Freddie, tanto da far dubitare lo spettatore in più occasioni, ma la vera difficoltà sta nello stile di recitazione. La storia abbraccia più di 10 anni, dalle origini allo storico concerto del Live Aid 1985, in questo arco di tempo, il frontman è cambiato e con lui il suo modo di parlare. Per questo Rami si trasforma e riporta in scena tutte le mutazioni verbali di Freddie, motivo per cui vi consigliamo di vedere il film in lingua originale per apprezzare a pieno tutto questo. Da segnalare però, nella parte cantata alcune teorie: c’è chi parla di playback vero e proprio con il vero Freddie e c’è invece chi afferma che la voce sia frutto di una fusione di più voci.

Di chi sia la voce delle canzoni non ci è dato saperlo con certezza, sicuramente sappiamo però che questo film va apprezzato, ammirato e amato, al cinema, più di ogni altro luogo.

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

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