Eutanasia: sì della Francia a “sedazione profonda e continua”

Pubblicato il 18 Mar 2015 - 12:07am di Irene Masala

L’Assemblea Nazionale francese si pronuncia sulla questione eutanasia e approva con 436 voti favorevoli e 34 contrari la mozione che legalizza una possibile “sedazione profonda e continua” per i malati terminali. Dopo il no dei giorni scorsi sulla legalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia, si è deciso di optare per una formula più soft, “dormire prima di morire per non soffrire”. La proposta di legge è stata presentata dai deputati Jean Leonetti, neogollista dell’Ump, e Alain Clayes, del partito socialista. L’ aspetto più interessante e innovativo del testo legislativo è quello di rendere vincolanti le volontà del paziente, rendendo così ineludibile il volere del malato di rifiutare l’accanimento terapeutico.

L’eutanasia, che in paesi come l’Olanda e il Belgio è legale da almeno una decina d’anni, in Italia invece è ancora assimilata all’omicidio volontario, così come è considerato reato il suicidio assistito, art. 580   c.p., punibile con la reclusione da 5 a 12 anni.

“Una sedazione prolungata nel tempo la giudico inumana per molti malati, e anche per chi assiste al lento morire della persona cara. Spero che, dopo un periodo di rodaggio di questa legge, si valutino soluzioni più serie e meno timorose nell’aiuto a una morte dignitosa”. Queste le parole di Mina Welby, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, rispetto al provvedimento francese.
Nonostante lo scalpore suscitato dai casi di Piergiorgio Welby e Eluana Englaro, senza contare quelli meno mediatici, il dibattito parlamentare italiano sull’argomento è in assoluto insufficiente.
In questo senso, alla Francia va senz’altro riconosciuta una maggiore apertura ed efficacia.

Info sull'Autore

Laureata in Scienze Politiche e Giornalismo ed Editoria, da anni si occupa di geopolitica e relazioni internazionali, con particolare interesse per il Medio Oriente e il conflitto arabo-israeliano. Due grandi passioni, scrivere e viaggiare, l'hanno portata a trascorrere gli ultimi sei anni tra Roma, Valencia e Israele/Palestina. Ha inoltre frequentato il Master in Giornalismo Internazionale organizzato dall'IGS (Institute for Global Studies) e dallo Stato Maggiore della Difesa, nell'ambito del quale ha avuto modo di trascorrere due settimane come giornalista embedded nelle basi Unifil in Libano.

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