L’eredità della Comune di Parigi

Pubblicato il 19 Mar 2013 - 5:57am di Redazione

A cosa può servire ricordare un’esperienza di governo durata solo 70 giorni, ben 142 anni fa?

Comune di ParigiLa Comune di Parigi nacque sotto la spinta di un popolo affamato, umiliato da una guerra perduta – quella contro la Prussia – e deluso da un governo provvisorio che dopo la proclamazione della Repubblica, voluta dalla stessa popolazione parigina, aveva disatteso tutte le aspettative di riforma sociale e minacciava di ristabilire un governo monarchico. È frutto di una guerra civile, quella tra versagliesi, fedeli al governo provvisorio, e i parigini, repubblicani e socialisti.

Il 18 marzo del 1871, quando le truppe provenienti da Versailles cercarono di riprendersi la capitale tutta la popolazione armata di Parigi, richiamata da campane e tamburi, insorse insieme alla Guardia Nazionale. Vennero occupati municipi, edifici governativi e caserme.  A sera la Guardia Nazionale entrò all’Hôtel de Ville, sede del municipio di Parigi, sul cui tetto alle 10 di quella stessa sera sventolava la bandiera rossa.

La Comune di Parigi fu la prima realizzazione della rivoluzione proletaria e di una “Repubblica sociale”.

Aldilà dei limiti dell’esperienza, del contesto storico in cui fu attuata e degli errori che portarono alla sua sanguinosa fine nel maggio del 1871, la Comune realizzò riforme politiche che hanno contribuito a formare le moderne democrazie e che ancora oggi sarebbe giusto ribadire, prima fra tutte la separazione tra Stato e Chiesa e la laicizzazione della Repubblica.

Senza voler riproporre la bontà di provvedimenti come la legittimità dell’occupazione degli appartamenti liberi, la sospensione delle sentenze di sfratto, il condono di tutti gli affitti dall’ottobre 1870 fino all’aprile 1871 e la sospensione delle vendite degli oggetti impegnati nei Monti di pietà, è innegabile che la Comune pose le basi del walfare state e dell’uguaglianza sociale.

Forse, sarebbe giusto ricordare a chi oggi si indigna per i costi e gli sprechi della politica come 142 anni fa operai, impiegati e artigiani approvarono un provvedimento che stabiliva una retribuzione  per  tutti gli incarichi di servizio pubblico con stipendio non superiore al salario di un operaio qualificato. Certo, erano altri tempi. E fa sorridere sentir discutere di diritto di voto a immigrati e figli di immigrati – a tutti gli effetti italiani – quando nel 1871 alla Comune erano addirittura eleggibili i cittadini stranieri perché “la bandiera della Comune era la bandiera della Repubblica mondiale”.

Come, poi, non citare il riconoscimento del peso e del ruolo delle donne parigine nella battaglia e la radicale riforma dell’istruzione, resa gratuita, laica ed obbligatoria.

Certo, i soli 70 giorni di governo non ci permettono di affermare che questi intenti non sarebbero stati disattesi ma anche, solo, la portata rivoluzionaria di queste idee dovrebbe portare a pensare che: si, può servire ricordare un’esperienza di governo durata solo 70 giorni, ben 142 anni fa.


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