Marcello D’Orta addio

Pubblicato il 20 Nov 2013 - 8:00pm di Redazione

Si è spento a Napoli l’ ex maestro Marcello D’Orta, autore del best seller: Io speriamo che me la cavo

marcello d'orta

Lutto nel mondo della letteratura e dell’ istruzione. Si è spento oggi nella sua abitazione a Napoli, l’ ex maestro di scuola elementare Marcello D’Orta, autore negli anni novanta del libro “Io speriamo che me la cavo“, da cui era stato tratto, nel 1992, il film omonimo, per la regia di Lina Wertmüller con protagonista un inedito ma credibile Paolo Villaggio.

Malato da tempo di cancro, D’Orta stava lavorando ad un libro su Gesù. La notizia del decesso è stata data dal figlio, Padre Giacomo. I funerali si sono tenuti oggi nella Basilica di San Francesco di Paola, in Piazza del Plebiscito a Napoli.

Marcello D’Orta non insegnava più da 23 anni, eppure il mestiere di maestro e la voglia di continuare a vivere da vicino il mondo della scuola e dell’ infanzia non lo aveva mai abbandonato; poiché amava ripertere che «se lo si è fatto con passione, maestro si rimane per tutta la vita».

Il libro che gli ha donato successo e notorietà era stato scritto nel 1990, attraverso i racconti e con le “parole” dei suoi piccoli scolari di Arzano; paese dell’ entroterra campano dove il maestro aveva insegnato. Io speriamo che me la cavo, raccoglieva sessanta temi scritti dai piccoli alunni, ricchi di verità, autenticità, umorismo, innocenza e dialettismi, che il maestro non correggeva poiché secondo lui erano espressione della genuinità dei ragazzi, ma allo stesso tempo segno di un forte sostrato culturale che non andava soffocato, ma tutelato. Le storie sono tra le più disparate. Racconti di vita quotidiana, contrabbando, camorra, prostituzione, gravidanze inaspettate, spaccati di vita che contribuirono a mettere in evidenza la miseria che circondava Napoli e i suoi abitanti. La situazione non sembra essere oggi così diversa. È impressionante come i racconti dei bambini di allora siano così attuali, così veritieri, così uguali a quelli dei bambini che oggi vivono in quella terra martoriata.

Se il libro fu un grande successo editoriale con un milione di copie vendute, altrettanto successo ottenne il film, che così come il libro fa ridere, riflettere, sperare in un futuro migliore, e in quel salto di qualità che prima o poi il Meridione sarà in grado di fare.

Tra gli altri libri scritti da Marcello D’Orta, ricordiamo: “Romeo e Giulietta si fidanzarono dal basso“, “Il maestro sgarrupato“, “Dio ci ha creato gratis“.

In merito alla malattia che lo colpì, l’ex maestro all’ interno di un’intervista rilasciata ad un quotidiano rivelò: «Quando, alcuni mesi fa, mi fu diagnosticato un tumore – scriveva – il primo pensiero fu: la monnezza. È colpa, è quasi certamente colpa della monnezza se ho il cancro. Donde viene questo male a me che non fumo, non bevo, non ho – come suol dirsi – vizi, consumo pasti da certosino? Mi ricordai, in quei drammatici momenti che seguirono la lettura del referto medico, di recenti dati pubblicati dall’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui era da mettersi in relazione l’aumento vertiginoso delle patologie di cancro con l’emergenza rifiuti. Così sono stato servito. A chi devo dire grazie? Certamente alla camorra».

Napoli lo ha dimenticato. Non veniva più invitato ai convegni sugli scrittori napoletani, e come rivelò lui stesso «in città fanno finta di non conoscermi. Per gli esponenti della letteratura di Napoli io non esisto». Ora che non c’è più risuona quanto mai familiare la parabola dell’Apocalisse, che il ragazzo “scapestrato” scrisse al maestro Villaggio in partenza per il nord, intitolandola “la fine del mondo”: «Il mondo scoppierà, le stelle scoppieranno, il cielo scoppierà, Corzano si farà in mille pezzi, i buoni rideranno e i cattivi piangeranno. Quelli del purgatorio un po’ ridono e un po’ piangono, i bambini del limbo diventeranno farfalle. Io, speriamo che me la cavo».

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