Significato di Meme: traduzione in italiano ed esempi, ecco cosa sono

Pubblicato il 11 Nov 2022 - 10:59am di Alessandra Corbo

Sui blog e sui social network, ma più in generale sul web, capita molto spesso di imbattersi in una singolare tipologia di contenuto che in gergo viene chiamato Meme. Anche se è capitato a tutti, almeno una volta, di imbattersi in questa parola, allo stesso modo, non tutti  sanno il suo vero significato. Di fatto, il termine si riferisce a un contenuto scherzoso e molto divertente che si diffonde in modo virale su internet diventando una sorta di tormentone.

Ma allora perché si chiama proprio Meme? In questo articolo vedremo la traduzione italiana della parola, il significato e alcuni esempi pratici.

Traduzione in italiano della parola Meme

Come abbiamo appena anticipato poco fa, il termine pertiene, oramai, quasi esclusivamente al mondo del web e dei contenuti digitali, perché è proprio lì che ha trovato il suo maggior impiega e la sua massima diffusione.

Preso da solo, il termine non ha un significato ben preciso, né indica qualcosa di ben preciso nella nostra immaginazione. Tuttavia, osservando la sua etimologia e la sua traduzione italiana è possibile comprendere pienamente il significato del termine.

La parola meme, deriva dall’analogia termine inglese meme (pronuncia mim). A sua volta, il termine inglese, trasportato integralmente in italiano, non è altro che l’abbreviazione (basata sul gene) della parola mimeme la quale, a sua volta, deriva dal termine greco μίμημα = mimèma. La traduzione italiana del termine significa, letteralmente, imitazione, cosa imitata.

Chi conosce il greco, sà che il sostantivo greco ha al stessa radice del verbo μιμεσθαι = mimetai, che significa per l’appunto imitare; mentre invece, chi non conosce il greco avrà certamente trovato assonanza con il termine italiano mimo che deriva, per l’appunto, da μμος = mimo. Tutti i termini hanno dunque la stessa radice in comune e per questo anche lo stesso significato. In altre parole, il significato del termine meme, riguarda l’ambito dell’imitazione, dell’emulazione e, soprattutto della replicabilità.          

Cosa significa Meme?

Se la traduzione italiana del termine, come abbiamo appena visto, ha fatto luce sull’origine del termine, allo stesso modo occorre fare chiarezza sul significato del termine così da comprenderne la storia e anche l’impiego nel linguaggio comune.

Il termine meme, nel gergo di internet, è stato proposto per la prima volta da Mike Godwin nel 1994, in un articolo, poi divenuto famoso, pubblicato su Wired. nell’articolo veniva utilizzato questo termine per spiegare un contenuto privo di alcun interesse sostanziale, ma che aveva la capacità di propagarsi velocemente, raggiungendo l’attenzione di ogni classe sociale. Questo perché il meme, per circolare, sfrutta l’assenza di ostacoli fisici tipica dei mass media e dei social network. In sintesi, quindi, il meme è un contenuto solitamente molto goliardico, divertente, e soprattutto virale che si diffonde velocemente e altrettanto velocemente viene dimenticato.

Tuttavia, prima di approdare al mondo del web, il termine ha avuto il suo primo impiego in un ambito ben distante e differente da quello della comunicazione digitale. La prima attestazione del termine risale al 1976, quando fu utilizzato per la prima volta dal biologo e saggista Richard Dawkins nel suo saggio intitolato Il gene egoista. Il termine è stato impiegato in ambito biologico evoluzionista per descrivere l’evoluzione della vita che avverrebbe, in accordo con le teorie neodarwiniste, per eredità, mutazione e selezione del più adatto.

Ricalcando questo approccio, Dawkins impiega il termine meme per spiegare l’unità base dell’evoluzione culturale umana, che si svilupperebbe analogamente a come si sviluppa il gene umano.

Il termine meme, in altre parole sarebbe l’unità base dell’evoluzione culturale umana, così come il gene lo sarebbe per l’evoluzione biologica. Attraverso il processo di replica e di selezione, anche in ambito culturale, si verificherebbe la stessa circostanza che porta alla selezione di cosa è più adatto e alla predominanza di un contenuto e dunque alla sua evoluzione.

Il meme quindi, è una sorta di schema presente all’interno del cervello umano, che tende a replicarsi e che trova proprio nella singola cultura a cui l’individuo appartiene, la sua espressione concreta. Questa spiegazione starebbe alla base dello sviluppo delle diverse culture e delle rispettive popolazioni. 

Cosa sono i Meme: esempi pratici

Stando a quanto appena detto, quindi, alla base di un meme ci sarebbe la replicabilità e la facilità di diffusione. In buona sostanza quindi, un meme può essere qualsiasi cosa possa essere replicata da una mente a un’altra e da un linguaggio all’altro. Un meme può essere: un’idea, una melodia, un tormentone, una tendenza, un modo di dire.

Vediamo alcuni esempi pratici di meme che ci aiutano a capire che cosa è un meme al tempo del web:

  • una vignetta: come ad esempio le vignette tratte dai film del momento oppure dai cartoon o ancora cartoni animati del momento che vengo per descrivere, in maniera divertente e ironica una situazione tipo, in cui, spesso, si riconosce la maggior parte della gente;
  • una Gif (Graphic interchange format): un contenuto grafico animato che spesso viene utilizzato al posto delle parole per esprime uno stato d’animo oppure per intervenire in una discussione;
  • una foto: naturale oppure post prodotta in modo che venga decontestualizzata a fini provocatori, divertenti e goliardici;
  • una canzone o un frammento di essa (detto anche earworm): come ad esempio melodie che vengono utilizzate in determinati contesti sempre a fini umoristici;
  • un motto o un modo di dire: come ad esempio “Keep Kalm &…” un’espressione che nel tempo è stata utilizzata nei contesti più svariati e accostata a ogni tipo di contenuto, purché divertente e simpatico;
  • un aforisma;
  • una filastrocca o una canzoncina per bambini: spesso questi contenuti sono creati appositamente per sollecitare la fantasia dei più piccoli e non hanno un dichiarato intento umoristico né satirico;
  • le tendenze diffuse dai mass media come ad esempio vignette satiriche o umoristiche (a tal proposito sul web, ma soprattutto sui social network si parla di trend); 
  • pezzi di video rimontati in un certo modo e con una melodia particolare: il tipico esempio pratico vede, magari i protagonisti del video doppiati, oppure, in altri casi, un video con una situazione solenne, diventare improvvisamente buffo  con l’aggiunta di personaggi e situazioni che originariamente non c’erano.
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