Recensione In guerra per amore, il nuovo film di Pif tra mafia, America e Seconda Guerra Mondiale: trama e commento

Pubblicato il 29 Ott 2016 - 5:10pm di Francesco Salvetti

Abbiamo visto in anteprima il secondo lavoro di Pif da lui scritto diretto e interpretato, vi forniremo trama, recensione e commento.

Arturo Gianmarresi è un emigrante scappato dall’Italia in cerca di fortuna in America. Lavora in un ristorante Italiano come lavapiatti, è lì che ha conosciuto Flora la bellissima figlia del proprietario. Flora è ambita anche dal figlio del temibile Don Tano Piazza, Carmelo. È da questa contesa che Arturo partirà alla volta dell’Italia con la speranza di arrivare dal padre di Flora e chiedere la mano di sua figlia. Inoltre, durante questo viaggio, scoprirà delle preoccupanti verità sul futuro del suo paese. Il tutto nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale.

A tre anni di distanza e dopo l’enorme successo tra incassi e resa televisiva, Wildside e Rai Cinema ribadiscono la fiducia verso Pif e gli consegnano le chiavi per la direzione di un secondo film: “In guerra per amore”.

In guerra per amore: recensione del film

Scritto da Pierfrancesco Diliberto, Michele Astori e Marco Martani mostra in fase di soggetto e sceneggiatura un enorme ambiguità. Da un lato è evidente ed eccessivo il legame con il primo film, dato da:i nomi dei due protagonisti “Arturo Gianmarresi” e “Flora”, la struttura narrativa identica, le battute (come il dialogo tra il piccolo Sebastiano e la madre, interpretata da Stella Egitto, in cui si dicono: “Ma è vero che gli asini non volano?”. “Mettiamola così: Mussolini vola?”. “No”. “E allora lo vedi che gli asini non volano”. Ricorda fortemente quando nel precedente film il padre diceva al bimbo: “Siamo in inverno, non devi avere paura, la mafia uccide solo d’estate”); il tutto sembra quasi portare lo spettatore nel pensare a un prequel del successo del 2013. Dall’altro però si evince il ritorno dell’idea Disneyana del precedente capitolo, necessaria per far conoscere le vere origini della Mafia, visto che il film si ispira a fatti realmente accaduti attorno ai quali viene costruita la storia. Quest’idea definita in maniera originale come “Disneyana”, identifica la necessità di difendere un messaggio profondo e creare attorno a esso una storia che possa rendere godibile la pellicola, colpendo metaforicamente lo spettatore nelle ultime sequenze.

Dopo aver asserito all’idea di una formula sicura ribadita in questo secondo film, sin dalle prime scene è facile notare come Pif abbia effettuato dei profondi cambiamenti come stile di regia. Mixa abilmente cambi di inquadrature rischiando anche un po’ con il suo direttore della fotografia Roberto Forza, creando delle suggestive immagini di Crisafullo (paese dove è ambientata la parte centrale della storia, omaggio all’appuntato dei Carabinieri Crisafulli ucciso dalla Mafia).

Importanti e imponenti sono le spese effettuate dalla produzione in termini di set e effetti speciali. Per chi ha visitato“Cinecittà World”, noto parco divertimenti, noterà facilmente che gli esterni americani sono stati ricostruiti lì grazie a un sapiente lavoro dello scenografo Marcello Di Carlo. Sebbene nella parte di storia ambientata in Sicilia si parla di una sola cittadina, in realtà i luoghi in cui è stata ricostruita sono tra Erice, Scala dei Turchi e Segesta, dove si racconta che, alla visione del tempio, il generale Patton abbia detto: “Ma come mai manca il tetto, lo abbiamo bombardato noi?”.

Giudizio sul cast a disposizione di Pif

Lo sforzo economico è stato effettuato anche in termini di cast. Pierfrancesco Diliberto torna a interpretare il protagonista, sempre in difficoltà per la lotta alla ricerca della donna amata. Miriam Leone è Flora, elegante e delicata cambia registro e interpreta un personaggio opposto rispetto a quello della  subrette visto in “1992-la serie” (presto nel seguente “1993”). Stella Egitto è protagonista in una storia parallela, dove centralmente ci sono gli occhi del figlio Sebastiano. Fondamentali erano ne “La mafia uccide solo d’estate” grazie ai quali fotografava il problema della mafia, ora per tematica e ambientazione possono tendere lo spettatore a assimilare il ricordo de: “La vita è bella”. Un altro riferimento evidente lo troviamo nella scena in cui Pif affianca Andrea Di Stefano e traduce idealmente il linguaggio siciliano in una lingua comprensibile.

Gli americani lo definirebbero “SupportingRole”, in realtà Andrea Di Stefano, attore e regista ammirato recentemente in Escobar, ha supportato la prestazione di Pif, mostrandosi un valore aggiunto al film. Per il resto del cast è stata richiamata quasi tutta la squadra di attori del primo lavoro di Pif, soprattutto in questo nuovo episodio colpisce la fiducia che il regista ha affidato a Maurizio Bologna. Ammirato nel  2013 come semplice caratterista nella scena del condizionatore di Totò Riina, in questo film è protagonista di una delle storie parallele a quella del protagonista, interpreta Mimmo, assistente inseparabile del cieco Saro. Restituisce al suo personaggio un interpretazione toccante, che colpisce lo spettatore per l’equilibrio con cui passa da dramma a commedia in maniera credibile ed elegante. Come secondo capitolo, convincente. Per stile, ritmo e linguaggio non deluderà i fan de “La Mafia uccide solo d’estate”.

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

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