Spider-man: far from home: recensione film che conclude la tersa fase del MCU

Pubblicato il 10 Lug 2019 - 11:14am di Francesco Salvetti

Arriva nelle sale “Spider-man: far from home” capitolo conclusivo della fase 3 dell’MCU dopo i fatti di “Avengers – end game” con Tom Hollan e Samuel L. Jackson.

Peter Parker è tornato in vita dopo la sconfitta di Thanos e con lui, tutta l’altra metà della popolazione mondiale che il supercattivo aveva spazzato via. Che cosa è cambiato con il sacrificio di Tony? Gli Avengers che fine hanno fatto? E soprattutto chi sarà il nuovo Iron Man? Tutte queste domande troveranno una risposta in questo ultimo film della fase 3 dell’Universo Cinematografico Marvel.

Recensione Spider-man: far from home: il ritorno di Peter Parker e il fardello dell’eredità morale

Che valore ha una morte? Che percorso fa il corpo del defunto? Le religioni, la scienza hanno provato a dare una risposta concreta un po’ come chiarimento e anche un pò per rassicurare i cari che ne piangono la dipartita. Ciò che resta di quella persona non è solo l’eredità materiale, ma quella morale, portare avanti il suo messaggio, il suo insegnamento, questo rende il defunto ancora vivo. Se ci facciamo carico di quello che ci ha lasciato, se continuiamo a mostrare quelle attenzioni che lui aveva o a cercare di dare vita ai suoi consigli, di quella persona mai se ne sentirà la mancanza, perché la sua assenza si scoprirà solo fisica.

Riportando il tutto a una dimensione prettamente “supereroistica” il nuovo film di Jon Watts (che ha diretto anche il primo fortunato capitolo “Homecoming” si inserisce subito dopo i fatti di “Avengers: end game” che hanno segnato drasticamente il proseguo del team di vendicatori avendo perso, allo stato attuale, entrambi i suoi leader, uno deceduto e l’altro invecchiato. Così in tutto il mondo vediamo raffigurati murales del salvatore, di colui che si è sacrificato per riportare gli abitanti della terra di nuovo in vita e Peter, come si rapporta con la perdita del suo mentore/padre?

La bellezza di questo nuovo Spider-man sta nel dare una spina dorsale umana e credibile a un supereroe, cercando il più possibile di metterlo in relazione con momenti della vita che segnerebbero chiunque. Se Captain America era integerrimo nell’essere giusto e Iron Man il totale eccesso, Peter nel primo film era messo alla prova con la consapevolezza dei propri poteri e ora, suggerito anche dal titolo, si relaziona con la maturità. Una crescita che non è data solo dal distaccamento familiare, ma soprattutto riguardo a chi è diventato grazie anche alla perdita del suo mentore.

Questo aumento di livello del film è presente soprattutto nella sceneggiatura che, in preparazione di una nuova e lunga fase 4, cerca di modificare il linguaggio e soprattutto le battute, rendendole più fisiche e slapstick che verbali spesso eccessive come quantità. Riguardo proprio la costruzione di alcuni personaggi si annida l’unica nota negativa del film, perché il compagno di classe Flash e i professori sembrano essere esageratamente macchiette, personaggi troppo eccessivi risultando fuori luogo in un tono del film così gradevole. Avendo visto il film doppiato probabilmente questa problematica è da imputare alla traduzione italiano piuttosto che al film originale.
Jon, nella sua gestione globale del film, rende interessante il nuovo personaggio di Misterio, per cui a causa di possibili spoiler, non possiamo rivelare nulla.

Il film esce il 10 luglio e se avete amato “Avengers: endgame” e avete pianto per la morte di Tony Stark, non perdetevi questo film che conclude e apre una nuova fase dell’Universo Cinematografico Marvel.

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

Lascia Una Risposta