Spiegazione del finale di Dark: analisi prima, seconda e terza stagione

Pubblicato il 21 Mag 2022 - 9:42am di Alessandra Corbo

Tra le serie televisive che più hanno appassionato i telespettatori di tutte le età, sicuramente troviamo Dark, anche conosciuta come I segreti di Winden. Pur avendo ottenuto un grande apprezzamento sia dal pubblico che dalla critica, tuttavia non sono mancate le critiche negative: sono molti infatti che hanno giudicato negativamente i troppi intrecci della trama, la quale è apparsa troppo intricata e, talvolta, non del tutto chiara. Se avete seguito la serie, dalla prima alla terza – e ultima – stagione, allora vediamo insieme la spiegazione del finale di una delle serie più gettonate di Netflix.   

Prima stagione di Dark: spiegazione del finale

Se la prima stagione è apparsa a molti una stagione particolarmente contorta, probabilmente coloro che l’hanno criticata hanno ignorato il fatto che l’intera prima stagione fosse in realtà solamente un grande prologo narrativo, una sorta di grande preambolo utile a contestualizzare gli eventi in atto nella stagione uno e a spiegare ciò che sarebbe accaduto successivamente.

La prima stagione, infatti, è stata fondamentale per comprendere gli intrecci che si sarebbero susseguiti di lì a poco e la piega che avrebbe preso la serie nelle due stagioni successive.

La stagione 1 comincia con un evento apparentemente “ordinario”: la sparizione del piccolo Mikkel Nielsen. In realtà questo evento sarà solo la scintilla che innescherà il grande motore degli eventi che coinvolgeranno singolarmente tutti i personaggi di Winden. La storia comincia a dipanarsi proprio da questo evento, svelando innumerevoli collegamenti tra personaggi vissuti in epoche differenti e coinvolti in situazioni accadute nel passato (e nel futuro).

La capacità di spostarsi avanti e indietro nel tempo è infatti il perno centrale attorno al quale si dipanano tutte le vicende raccontate in Dark. I dieci episodi che costituiscono la prima stagione, diventano quindi una sorta di macchina del tempo, dove anche lo spettatore viaggia, insieme ai protagonisti, attraverso le vicende che si snocciolano episodio per episodio.

Lo stallo in cui versano le indagini ufficiali della polizia per scoprire che cosa è accaduto al piccolo Mikkel innescano poi una reazione comprensibile: la frustrazione della famiglia e, in particolar modo, del padre di Mikkel che prende l’iniziativa di condurre parallelamente la sua indagine per ritrovare il figlioletto scomparso. Sarà proprio in questa occasione che il padre aprirà un varco spazio temporale capace di condurre i protagonisti verso altre dimensioni, dove ognuno di essi viene messo a confronto con la versione passata di se stessi.

Lo scopo dei viaggi tra una linea temporale e l’altra ha come scopo il tentativo di apportare modifiche alle scelte prese in passato e incanalare i lcorso degli eventi derive più favorevoli, come ad esempio, evitare che altri bambini, come Mikkel, scompaiano dalla città. Infatti, quella di Mikkel non è l’unica sparizione anomala che si è verificata a Winden: nel 1933 è accaduto già che un altro bambino sia scomparso misteriosamente e mai più ritrovato.

I continui spostamenti sulla linea temporale sono alla base della frammentazione temporale che si verifica nel finale della prima stagione; è infatti a questo punto che la storia si svolge su tre piani temporali: il 1953, il 1986 e il 2019.

Al fine di evitare la frammentazione ulteriore del continuum temporale, occorre chiudere definitivamente il varco aperto (è infatti da lì che i personaggi possono perdersi attraverso il tempo; chi tenterà, invano, di chiudere il varco sarà proprio Jonas Kahnwald.

Tuttavia, con grande sconforto dei personaggi (e anche del pubblico…) proprio il tentativo di distruggere il varco temporale, finisce per creare un ulteriore punto di accesso ad altre dimensioni temporali, dichiarando di fatto l’impossibilità, per i personaggi, di modificare gli eventi passati.

Il finale – dall’esito negativo e aperto – sancisce la “vittoria” sui personaggi del principio di autoconsistenza (principio di Novikov), uno dei principi basilari su cui si fonda l’intera teoria dei viaggi nel tempo: stando a questo principio i personaggi sono sì in grado di viaggiare e spostarsi attraverso le linee temporali, ma non possono modificare in alcun modo le scelte e gli avvenimenti del passato. La volontà del singolo è di fatto sempre piegata all’inesorabile scorrere del tempo e quindi i personaggi non possono far altro che assecondare gli eventi del tempo così come essi si sono svolti, secondo il paradosso della predestinazione, che permea di significato l’intero finale di stagione.         

Dark seconda stagione: la spiegazione

Se trovare una spiegazione agli eventi della prima stagione risulta difficile, altrettanto lo è per la seconda stagione di Dark.

Questo perché la seconda stagione della serie è una vera e propria fase intermedia, una sorta di momento transitorio durante il quale, se è possibile, gli eventi si complicano ancora di più, dispiegandosi su molteplici piani: spaziali e temporali.

Come accaduto per la prima stagione, anche per la seconda, le dimensioni temporali si frammentano: in questo caso la storia si muove sulla stessa linea temporale della prima, ma arrivando indietro fino al 1921 e in avanti fino al 2052.

Tutto parte dall’analisi di un enigmatico personaggio, Adam, il quale ben presto si rivela essere il leader di una setta, nota con il nome di Viaggiatori, che vuole distruggere il vecchio mondo e crearne uno totalmente nuovo: libero da Dio e dal tempo. Accanto ad Adam si affianca un altrettanto enigmatico protagonista: Noah che per tutto il tempo sembra essere il cattivo da sconfiggere, ma in realtà è egli stesso vittima degli eventi e sta semplicemente cercando di scoprire dove sia finita sua figlia Charlotte la quale, a sua volta – e qui arriva un incredibile colpo di scena – altro non è che la figlia della donna: Elizabeth!

Un intreccio davvero incredibile che potrebbe far pensare come le due donne, madre e figlia l’una dell’altra, potrebbero essere allo stesso tempo l’inizio e la fine, l’alfa e l’omega, di biblica memoria. L’intreccio che vede il suo culmine nella rivelazione shock che le due donne sono indissolubilmente intrecciate tra di loro potrebbe suggerire che in quel legame, si debba intravedere l’elemento zero, quell’evento dal quale tutte le vicende di Winden hanno avuto inizio.

Come se non bastasse, tuttavia, arriva un altro colpo di scena, quello finale: la morte di Martha, compianta da un disperato Jonas. Poco dopo che la ragazza è morta Jonas viene raggiunto dall’arrivo di una strana ragazza, che altro non è che un’altra Martha, proveniente da un universo alternativo e non da un’altra linea temporale, come invece fino ad ora è successo ai personaggi di Dark.

L’arrivo di un’altra Martha apre quindi la strada alla condizione delle molteplici possibilità, condizione che almeno apparentemente, spezza il ciclo ineluttabile degli eventi contro i quali i personaggi di Dark hanno lottato fin dall’inizio.

Spiegazione del finale di Dark (terza stagione)

Le vicende della terza e ultima stagione si intrecciano fino a giungere al 1888. In qualche modo, come una cassetta riavvolta fino all’inizio, il tempo si riavvolge fino all’evento, il nodo, che ha dato inizio a tutto: la tragica morte in un incidente d’auto del figlio, del nipote e della nuora dell’orologiaio H.G. Tannhaus, fatalità avvenuta proprio alle porte della città di Winden.

L’orologiaio, distrutto per quanto accaduto, inizia progettare un macchina del tempo che possa resuscitare le persone che ama prima che queste muoiano. La macchina viene costruita e accesa per la prima volta il 21 giugno 1986 quando per la prima volta si apre il varco nelle grotte di Winden).

La macchina è quindi l’origine del nodo e anche del loop temporale infinito che, secondo il principio di autoconsistenza, si verificherà in modo perpetuo, fino a quando la catena degli eventi che porteranno alla morte degli affetti dell’orologiaio e alla progettazione della macchina non verrà interrotta in qualunque modo.

Il finale di Dark è quindi improntato a riavvolgere il “nastro” degli eventi e impedire che il nodo accada: cioè che il figlio dell’orologio con la sua famiglia muoiano e che quindi la macchina venga costruita.

Impedendo questi eventi, l’orologiaio non perde nessuno dei suoi cari, la macchina del tempo non viene costruita e azionata e tutti coloro che derivano dal nodo, abitanti di Winden compresi, svaniscono poiché non sono mai arrivati ad esistere.

In questo senso l’unica realtà che può esistere è quella originale alla quale appartengono coloro che quindi non fanno parte del nodo.

In questa spiegazione trova la sua ragione il grande albero genealogico che compare sul finale di stagione.

Malgrado il finale di dark possieda un suo coerente e logico significato, tuttavia sono molti gli utenti dei vari siti di appassionati di serie tv che hanno riscontrato più di un punto rimasto ancora oscuro e che il finale della stagione (e della serie) non ha del tutto chiarito. Che sia un modo per comunicare ai fan che è in arrivo la quarta stagione? Rimaniamo in attesa, allora, nella speranza che una quarta stagione sia in grado di svelare ciò che ancora è rimasto avvolto nel mistero!

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