La Volkswagen festeggia nel peggiore dei modi il titolo di primatista mondiale nelle vendita conquistato solo pochi mesi fa dopo aver scavalcato la Toyota: la casa tedesca è infatti al centro di uno dei più grandi scandali mai visti nel settore automobilistico. L’accusa è quella di aver barato sulle emissioni dei motori diesel.
I primi segnali dello scandalo risalgono all’ottobre del 2014, quando Peter Mock, il responsabile europeo dell’ICCT (International Council for Clean Transportation) si accorse che i dati sulle emissioni nocive raccolti dopo un test su strada erano diversi da quelli dichiarati dalla Volkswagen. Mock ha inviato il suo dossier al responsabile statunitense dell’ICCT, John German, per effettuare ulteriori test su strada negli USA.
I test su strada hanno mostrato emissioni dannose ben oltre i limiti consentiti
E così sono state fatte le prove su una Passat, una Jetta e una BMW X5: solo quest’ultima ha superato positivamente il test, mentre le altre due vetture Volkswagen hanno prodotto NOx a livelli molto al di là dei limiti consentiti. Ormai era chiaro che c’era qualcosa che non andava e la Volkswagen ammise che c’era stato un piccolo problema che comunque non coinvolgeva più di 500.000 auto.
Il California Air Rosources Board avvia un’indagine e, dopo i tanti richiami non ascoltati, emette un’informativa indirizzata sia alla Casa di Wolfsburg che all’Environmentale Protection Agency. A questo punto la Volskwagen si è ritrovata con le spalle al muro e ha ammesso di aver barato: sulle centraline dei motori a quattro cilindri diesel montati sui modelli prodotti tra il 2009 e 2015 VW e Audi era presente un software capace di capire quando la macchina è in fase di test e quindi di cambiare il funzionamento del motore per ridurre (e di molto) le emissioni.
Le conseguenze dello scandalo Volkswagen nell’economia
Lo scandalo Volkswagen ha subito mostrato le sue conseguenze in ambito economico: il titolo del gruppo lunedì ha registrato un crollo record del 19% alla chiusura: in pratica sono stati bruciati più di quindici miliardi di capitalizzazione. Ma era solo l’inizio: ieri le azioni ordinarie sono calare del 20% e da Wolfsburg fanno sapere che ci saranno accantonamenti per 6,5 miliardi per far fronte allo scandalo.
Purtroppo la vicenda ha coinvolto l’intero settore automotive: nella mattinata di oggi hanno registrato perdite tra il 3,75% eil 5% anche Peugeot, Renault, BMW, Daimler e FCA. Ma le conseguenze economiche dello scandalo non si fermeranno ai titoli in borsa: ci sarà senza dubbio un maggior rigore sui controlli e sui test e questo, inevitabilmente, porterà ulteriori costi per le aziende. Secondo Marchionne tutto questo si tradurrà in un aumento dei costi delle vetture di circa 1800/2000 euro: con i prezzi più alti è lecito aspettarsi anche un calo delle vendite.