Recensione de “L’Angelo del male – Brightburn”, horror prodotto da James Gunn con Elizabeth Banks

Pubblicato il 20 Mag 2019 - 1:53pm di Francesco Salvetti

Arriva nelle sale “L’Angelo del male – Brightburn” horror prodotto da James Gunn con Elizabeth Banks.

Tory e Kyle Breyer sono sposati e da molto tempo cercano di avere un figlio da poter crescere e accudire. Una sera, dal cielo, arriva una misteriosa navicella dove al suo interno c’è un misterioso bebè. Il pargolo crescerà come un bambino comune, ma con il tempo capirà di essere diverso, scoprirà chi è veramente e quale oscuro segreto gli hanno nascosto i suoi genitori.

Nel panorama cinematografico siamo abituati a vedere un ampia gamma di storie che toccano molte tematiche. In questi ultimi anni si utilizzano i “super hero movie” per raccontare argomenti di scottante attualità come, fra tutte, il razzismo e la situazione femminile. Concentrandoci sul primo tema, se pensiamo a film come “X men” e “Superman” , tra i più importanti esempi di dinamica del diverso, dove stranieri o elementi provenienti da mondi lontani sono stati inseriti in un contesto quotidiano come il nostro. Negli ultimi anni, Marvel a parte, la realizzazione di questi film si è sempre più affinata, creando grandi opere iconiche, come ad esempio nel 2012 è stato “Chronicle”. Il film di Josh Trank è stato girato come fosse un falso documentario, per agevolare la credibilità di questi poteri e della narrativa raccontata. Si evidenziava il rapporto di qualche teenager con tali abilità e la sofferenza che poteva portare, con un taglio simile a un noir, sempre con toni cupi.
In questo film di David Yarovesky e prodotto da James Gunn, si sceglie di stravolgere la storia di Superman e realizzarne un horror, basato sulla domanda: “cosa accadrebbe se Clark Kent fosse venuto sulla terra per ucciderci tutti?”.

I riferimenti al fumetto DC Comics sono sparsi lungo tutto il film e molto evidenti in alcuni tratti. A partire dall’ambientazione campagnola, passando per l’arrivo sulla terra, la volontà genitoriale di avere un figlio poi giunto da un mondo estero e i suoi stessi poteri quasi invincibili. L’idea di ribaltare quella storia positiva e farne un prodotto horror è stata brillante, soprattutto se nella fase creativa è stata supportata da una mente come Gunn, oramai sinonimo di garanzia. A livello di shock horror c’è la vera novità perché nonostante pochi momenti siano scontati, nella maggior parte del film la paura arriva come un vero colpo di sorpresa. Basti pensare alla scena iniziale in cui i coniugi Breyer stanno tentando per l’ennesima volta di avere un figlio, di colpo si spegne la luce e arriva un rumore e lo spettatore salta sulla sedia. Già in questa scena capiamo al cura dietro questo film, come la paura ci viene offerta non solo tramite, trucco o un buon montaggio, ma soprattutto tramite suoni.

Il film nel complesso è un horror ben realizzato che coniuga una storia ben scritta con un ottima realizzazione artistica. Ci auguriamo che per David Yarovesky questo sia il primo di una lunga serie di altri lungometraggi.

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

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