Ask.fm: un’altra vittima della Rete

Pubblicato il 17 Feb 2014 - 3:00pm di Elisabetta Zazza

Ragazza di 14 anni spinta a uccidersi dal cyberbullismo della Rete su Ask.fm

ask.fm

Pochi giorni fa Cittadella, in provincia di Padova, una giovane adolescente di quattordici anni si è gettata dal tetto dell’ex hotel Palace. Una giovane vita caduta vittima del giogo spietato della rete sociale. «Fammi una domanda», lo slogan di Ask.fm, uno tra i social network preferiti dagli adolescenti e, in questi ultimi anni, trascinato sul banco degli imputati per fenomeni di cyberbullismo.

La giovane vittima, con il soprannome di Amnesia, si connetteva regolarmente al social rispondendo a tutte le domande. È così che funziona Ask.fm: basato sul meccanismo della domanda-risposta, ogni utente può porre all’altro qualsiasi domanda, e più rispondi più possibilità hai di aumentare i “mi piace” (l’ultima aspirazione del nuovo millennio), il tutto nel totale anonimato. Di base, quindi, ci si parla di tutto senza conoscersi. La fascia di età più trafficata va dai 13 ai 16 anni. Gli adolescenti lo utilizzano principalmente per scrivere quello che non hanno il coraggio di dire in faccia; per insinuare, per offendere, per vendicarsi, per minacciare. Domande e risposte si susseguono veloci e copiose come una scarica di mitraglia. Per tanti ragazzi diventa compulsivo, una dipendenza ai limiti dell’ossessione. Ask.fm, però, è un mezzo come un altro. Un sito libero, un mezzo senza freni, senza censure, senza protezioni, un angolo anonimo e gratuito. Ma spesso – soprattutto quando parliamo di Internet – ciò che si spaccia per libero e gratuito, come si vede, non significa affatto «a costo zero». In ballo può esserci la vita stessa. Ma quando la minaccia è dietro un  monitor, spesso diventa difficile intercettarne la tragedia, soprattutto se davanti alla tastiera c’è solo un’adolescente. Un’adolescente sola.

ask.fmIn questi ultimi mesi Amnesia aveva passato molte ore in Internet e i genitori le avevano sequestrato il cellulare. Ultimamente aveva risposto 1148 volte alle domande che le arrivavano su Ask.fm. Sul social manifestava spesso il tormento della sua età, il suo “male di vivere”. Era un modo per tendere la mano aggrappandosi a qualcosa che la faceva sentire ancora viva, il dialogo continuo con gli altri. Ma l’adolescenza paga il prezzo di una potente fragilità, pericolosamente connessa a un’incoscienza cieca. Si tagliava i polsi con un temperino e poi lo scriveva su Ask.fm. A seguito di queste affermazioni gli anonimi utenti la tempestavano di richieste di foto delle ferite. In un primo momento aveva ceduto, ma poi aveva tolto l’immagine. «Secondo me, i tagli sono tutti delle piccole bocche che gridano aiuto», aveva scritto.

Nella chat cercava di sfogarsi raccontando il suo dolore. Uccidere e uccidersi erano le parole che ricorrevano più spesso nelle sue risposte sul social. Chiedeva aiuto scrivendo il suo disagio, quella fatica di crescere che talvolta appare insopportabile ai ragazzi. Ma evidentemente si sbagliava Amnesia a rifugiarsi in una folla virtuale, anonima e senza volto, che invece di aiutarla la istigava ad uccidersi. Perchè è facile parlare quando si hanno davanti solo dei tasti, quando sono solo un ticchettio vuoto e sterile di lettere spietate e insignificanti. «Sucidati», «Sei strana, meriti di stare sola», «Secondo me tu stai bene da sola!!!!!!!!!!! fai schifo come persona!!!», «Spero che uno di questi giorni taglierai la vena importantissima che ce sul braccio e morirai!!!!» (scritto così nel sito). Una serie interminabile di parole e frasi cattive – gratuite – che hanno attratto la giovane innocente verso quella folle vertigine, quel desiderio di morte che da sempre la tormentava.

La Procura di Padova ha deciso di aprire un’inchiesta sulla morte della ragazzina. L’inchiesta porta la firma del pm Roberto D’Angelo. Un fascicolo senza indagati e, al momento, senza un preciso capo d’accusa che, in ipotesi, viste le incitazioni ad uccidersi rivolte sul social, potrebbero andare dai maltrattamenti all’istigazione al suicidio. Il caso della quattordicenne non è il solo. Negli ultimi mesi si sono registrati casi analoghi sparsi in tutto il mondo, fenomeni di cyberbullismo che hanno spinto al suicidio.

La tecnologia ha sempre fatto il passo più lungo della gamba. Internet è una risorsa dalle potenzialità infinite, ma è un padrone assenteista, un universo che non si cura dei suoi utenti e il fatto di essere uno strumento libero comporta dei rischi che a oggi non riusciamo ancora a valutare e a prevenire. Quanti altri giovani devono togliersi la vita a causa degli abusi in Rete prima che si faccia qualcosa? Ai posteri l’ardua sentenza.

Info sull'Autore

Elisabetta Zazza è una testarda ragazza abruzzese, che dopo la maturità ha deciso di lasciare il paesino per studiare nella grande capitale. Dopo una laurea triennale in Lettere e Fiolosofia alla Sapienza, ha iniziato a collaborare per le testate “Prima Stampa” (cartaceo), “ConfineLive.it” e “Corretta Informazione.it”. Intanto, mentre scrive e lavora, sta terminando la specialistica in “Editoria e Scrittura”. Diventare giornalista è il sogno di chi è curioso di sapere, desidera capire e sente il dovere di raccontare.

2 Commenti finora. Sentitevi liberi di unirsi a questa conversazione.

  1. Lorenzo Baccioli 24 Aprile 2014 at 11:34 - Reply

    Tu stai dicendo che poiche’ uno usa uno strumento, gli altri devono stare attenti? E’ come dire che poiche’ un bambino usa un coltello gli altri devono stare attenti a non essere tagliati. Solitamente si insegna ad usare lo strumento…. Arriviamo quindi alla conseguente stupida domanda, chi insegna ad usare internet ai ragazzi? L’attuale generazione di genitori? Poco probabile. Quindi occorre che alla base del ragazzo/a ci sia un adeguata educazione e visione del mondo intorno a se, che invece sono perfettamente alla portata dei genitori, non occorre essere acculturati ma semplicemente seguire il proprio figlio. La “fatica” di educare a mio parere e’ il vero responsabile attualmente di questa generazione.

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