L’abbiamo fatta grossa, recensione e trama dell’ultimo “guaio” di Carlo Verdone e Antonio Albanese

Pubblicato il 28 Gen 2016 - 10:21am di Francesca Sirignano

In uscita nelle sale italiane il 28 gennaio “L’abbiamo fatta grossa“, il nuovo film diretto da Carlo Verdone, il quale oltre ad esserne il regista ne è anche protagonista, affiancato da Antonio Albanese. Una nuova coppia comica pare affacciarsi all’orizzonte della commedia italiana, la quale promette grandi idee e successive collaborazioni, sempre se il film (in uscita oggi al cinema) incontrerà il gradimento del pubblico.

“L’abbiamo fatta grossa”, trama e ruoli dei protagonisti

Carlo Verdone con questo film ha esplicitamente espresso la volontà di dare una svolta alla sua carriera, abbandonando i soliti temi trattati nell’ultimo periodo, riguardanti più che altro la famiglia, il lavoro, lo scarto generazionale, per abbandonarsi ad un puro racconto di fantasia, dove la denuncia sociale pare quasi sparire. Così qui lo vediamo per la prima volta in una veste nuova, ovvero nei panni di un detective caduto in rovina, Arturo Merlino, che è costretto ad accontentarsi di casi da risolvere effimeri e da quattro soldi, sfogando le sue frustrazioni lavorative nella letteratura. Solo sulla carta, infatti, può raccontare dell’eroe che in realtà vorrebbe essere.

Antonio Albanese, coprotagonista, interpreta Yuri Pelegatti, un attore al quale non vanno molto bene le cose dal punto di vista lavorativo, da qualche tempo soffre di perdite di memoria quando si trova sulla scena teatrale. Questo sarà il motivo per cui perderà il lavoro e ciò è dovuto alla rottura sentimentale con la moglie, la quale lo ha lasciato qualche mese prima per l’avvocato che le ha fatto ottenere il mantenimento dei figli, e che Yuri senza lavoro non riuscirà a sostenere. Nella sua disperazione è costretto a chiedere l’aiuto di Arturo e delle sue abilità investigative, per dimostrare la relazione della moglie con l’avvocato e non perdere quantomeno la possibilità di vedere i suoi figli.

Due attori molto diversi, legati da una comune ironia, da espressioni facciali senza simili ed un ritmo interno che permette sintonia da un punto di vista tecnico e della realtà che c’è dietro le quinte, così come nel film i due personaggi sono legati nella loro diversità dalla stessa sfortuna nel lavoro e nell’amore. Il caso vuole che questo legame li porti ad infilarsi in un guaio, molto più grosso di quanto essi immaginino, dovuto ad una serie di equivoci da cui scaturirà la comicità del’intero film.

Recensione del nuovo film di Verdone e Albanese

Definibile come una sorta di commedia noir, il nuovo film di Verdone è un perfetto connubio di suspense e risate. Prima collaborazione di Verdone con Albanese, il regista sostiene che sia stato certamente il miglior attore e compagno che abbia avuto nella sua carriera, questo a dimostrazione della grande affinità ed amicizia che si è creata tra i due e che fa pensare ad una nuova coppia comica all’interno della commedia italiana che va ad aggiungersi alle tante altre consolidate, o ormai scoppiate, che tuttavia hanno fatto la storia della nostra tradizione comica.

Insieme Carlo e Antonio promettono grandi cose, il lavoro è stato fatto in modo tale che risultasse una sorta di equità nelle parti, senza scavalcamenti. Una recitazione perfettamente curata, così come i dialoghi, scritti dal regista in collaborazione con Pasquale Plastino e Massimo Gaudioso. Anche le immagini sono particolarmente dettagliate, grazie all’ottimo lavoro di Arnaldo Catinari il quale usa due macchine da presa per ogni inquadratura al fine di ottenere sempre quella migliore. Verdone ha voluto scegliere come scenario del suo film i luoghi di una Roma poco battuti dal mondo del cinema, come ad esempio il quartiere Castrense, il Nomentano, Monteverde vecchio e il Caffè Tevere, che come ricorda Verdone in conferenza stampa conserva l’antichità della capitale degli anni ’50, sul quale infatti c’è anche il murales di Pasolini che tiene in braccio Pasolini morto, così da ricordare in qualche modo il contributo cinematografico di quei grandi autori del passato.

Proprio in questo bar lavora Lena, interpretata da Anna Kasyan, colei che sarà la fiamma di Arturo. La nota cantante lirica armena per la prima volta esordisce sullo schermo rivelandosi una gradita sorpresa per la comicità che porta sulla scena. Altri membri del cast che ricoprono ruoli minori ma non insignificanti sono Clotilde Sabatino nei panni di Carla, moglie di Yuri, Virginia Da Brescia che interpreta la Zia Elide, altra figura che fa da ornamento comico nel film, e Massimo Popolizio che incarnerà la figura del nemico, non solo dei protagonisti, ma oserei dire, della società in generale.

Rispetto ai film precedenti si può anche notare, per stessa ammissione del regista, un pizzico di volgarità in più rispetto ai canoni di Verdone. C’è chi sostiene che sia per ottenere una risata facile, ma probabilmente il regista ha voluto semplicemente adattarsi ai tempi risultando più realista e spontaneo, in quanto la comicità dell’intero film nasce dagli equivoci accuratamente pensati e messi in scena e dall’eccezionale gestualità ed interpretazione degli attori.

Per quanto riguarda il montaggio la maggior parte del film è stato costruito mettendo insieme i primi “ciak”, considerati migliori di tutti gli altri, massimo due o tre per scena, proprio perché più spontanei e realistici. Divertimento e suspense si uniscono ad un pizzico di cultura, quando viene recitato, alla fine, un pezzo del monologo di Shakespeare tratto dal Macbeth, capolavoro recentemente oggetto di un film di assoluto successo a livello internazionale.

Il teatro è spesso presente nel film, il quale si apre appunto con una scena teatrale di Yuri che dimentica le battute mandando a monte la performance, e la grandiosità della recitazione degli attori si nota anche e sopratutto nella differenza riscontrabile quando essi sono sul palcoscenico, dove spicca l’enfasi tipica del teatro, rispetto al realismo che, invece, li accompagna nelle restanti scene del film.

Finale di denuncia sociale

Essendo una commedia ci si aspetterebbe un happy ending che, però, forse tale film non soddisfa pienamente. La sorpresa sta infatti nell’assistere ad un finale di denuncia sociale, in quello che sembrava un film favolistico e strutturato puramente per ridere. Se infatti i nostri cari protagonisti non riescono ad uscire dal guaio in cui si sono infilati, essi quantomeno si prenderanno una piccola soddisfazione nei confronti di colui che dovrebbe essere al loro posto, e che invece rappresenta nella maniera più ipocrita “il potere“.

Un piccolo gesto che sarà anche una minima e forse ridicola “rivincita“, ma è tutto quello che è nelle loro possibilità e non si astengono dal farlo.  Il film si conclude con una frase significativa, che fa capire come Verdone non si sia fatto esente dal rendere la sua commedia un piccolo veicolo di denuncia sociale, così come lo sono stati i suoi film precedenti: “fatti e personaggi di questo film sono immaginari, ma vera è la realtà che li produce“.

Foto esclusive della presentazione al pubblico

Nella giornata di martedì, Carlo Verdone e Antonio Albanese, assieme al cast del film “L’abbiamo fatta grossa”, hanno presentato la pellicola alla stampa e al pubblico di Roma. Vi proponiamo, di seguito, le foto esclusive raccolte dal nostro fotografo, che ritraggono i due protagonisti e il produttore Aurelio De Laurentiis.

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