Il prestito d’uso in ora è una forma di finanziamento attraverso la quale chi commercializza in oro o chi trasforma tale metallo (quindi un operatore del settore orafo) riceve fisicamente una determinata quantità d’oro in lingotti o barre che utilizza nel processo di produzione. La quantità di metallo acquisita in prestito è soggetta ad un interesse, con possibilità di proroga.
La finalità di questa tipologia di prestito è quella di fornire all’operatore del settore la materia prima senza che questi debba sborsare ingenti quantità di denaro per procurarsela.
Il contraente di tale prestito pagherà, in via posticipata, solamente gli interessi maturati con scadenza trimestrale. L’oro prestato rimane di fatto di proprietà della Banca erogatrice del prestito, che lo consegna all’operatore attraverso l’emissione di un ordinario documento di trasporto: dal momento, infatti, in cui non sussiste un trasferimento di proprietà la banca non è tenuta a fatturare l’operazione.
La fatturazione viene regolarmente emessa soltanto se il contraente del prestito, cioè l’operatore del settore orafo, decida di estinguere il prestito acquistando l’oro in contanti (cioè pagando il controvalore) e non restituendo fisicamente il metallo nella medesima quantità e finezza dell’originale ricevuto in prestito, come da prassi.
L’oro può essere ritirato direttamente agli sportelli della banca oppure spedito attraverso un vettore specializzato, a spese del cliente.
Gli operatori che intendano usufruire di questa tipologia di prestito agevolato dovranno aprire una specifica linea di credito prevista per questo tipo di finanziamento e potranno ricevere l’oro in prestito fino alla decorrenza del fido che verrò loro accordato dall’istituto di credito di riferimento.
Il contratto di prestito d’uso in oro
I contratti del prestito d’uso in oro possono variare a seconda dell’istituto di credito che li emette: normalmente il contratto è quello di Vendita di oro con regolamento differito, cioè un contratto a tempo indeterminato. In questo caso si assume che la il pagamento degli interessi sia a tre mesi e che il fido sia stato interamente utilizzato entro il termine del contratto. Indispensabile è ricordare il prezzo dell’oro (36,85 euro/grammo) può subire oscillazioni in base al valore delle contrattazioni sul mercato e su tale prezzo al momento dell’acquisto andranno pagati gli interessi. In questa casistica contrattuale gli interessi e le commissioni vengono pagati in via posticipata al termine del trimestre solare di riferimento.
Il corrispettivo per il deposito concesso può variare a seconda della durata e della tipologia: se si sceglie la formula breve con obbligo di acquisto o scadenza (con durata massima di 28 giorni a partire dalla data di concessione) essa prevede l’acquisto obbligatorio dell’oro al momento della risoluzione del contratto. Il corrispettivo può invece configurarsi come semestrale e rinnovabile: al termine dei sei mesi previsti l’oro può essere restituito o acquistato in modo definitivo previo pagamento del controvalore. Il contratto può comunque essere rinnovato e la durata del prestito estesa e dilazionata nel tempo. Il contratto può inoltre essere chiuso con recesso dietro pagamento di una mora, il cui importo varia da un istituto di credito ad un altro.
Contabilizzazione del prestito d’uso in oro
La contabilizzazione del prestito uso oro è sostanzialmente la medesima che si applica al finanziamento, dal momento che la tipologia contrattuale che lo determina è assimilabile, sia perché i costi sono collocati nel medesimo esercizio di imposta nel quale si realizzano i ricavi che discendono dalla trasformazione del metallo (di cui, attraverso il contratto di prestito si acquisisce piena disponibilità materiale), secondo il principio di correlazione costi-ricavi. Se invece si attribuisse evidenza contabile all’incasso o al pagamento verrebbe modificato il criterio di cassa poiché se le componenti reddituali fossero sfasate dal punto di vista temporale (pagamento e incasso) non potrebbe darsi produzione di reddito in assenza di ricavi e dunque, applicando il principio di correlazione, la conseguenza è quella che i costi seguano i ricavi.
In sostanza, le imprese orafe devono registrare nella loro contabilità il solo addebito degli oneri – interessi e commissioni. La quantità di oro puro prestato viene rilevata come “debito in oro”: tale oro rimane di proprietà della banca e viene perciò registrato nei bilanci di esercizio tra i conti in ordine.
La disciplina è molto vasta e si consiglia pertanto a chi intenda accendere un prestito d’uso in oro di consultare il commercialista di fiducia ed analizzare dettagliatamente la proposta di prestito dell’istituto bancario al quale ci si intende rivolgere per ottenere il finanziamento.
Istituti di credito e altri istituti presso cui effettuare prestito d’uso in oro
In Italia uno degli istituti più attivi nel campo dell’operatività e delle intermediazioni di oro e argento per la produzione industriale è la Banca Popolare di Vicenza, capitale, non a caso, dell’oreficeria mondiale, che offre ad artigiani ed imprenditori del settore orafo una varietà di proposte ed opportunità di prestito personalizzate ed estese anche alle aziende che si occupano di lavorazione dell’argento.
I vantaggi che derivano dal rivolgersi alla Banca Popolare di Vicenza sono ovviamente di natura economica: infatti le operazioni di acquisto e di prestito d’uso in metalli preziosi non sono più gravate dalla garanzia che la banca chiedeva di rilasciare ai fornitori esteri, così come è stata eliminata la ritenuta fiscale del 12,50% che incombeva sugli interessi corrisposti all’estero. Tutto ciò è accaduto per un motivo molto semplice: la Banca dispone di un proprio deposito aureo ed argentiero a Vicenza e dunque, chi vuole accedere a un prestito o acquistare oro, potrà farlo senza più attenersi al quantitativo minimo prescritto in precedenza. La Banca Popolare di Vicenza consente anche di concludere contratti di acquisto e vendita a termine attraverso il Conto metallo argento.
In ogni caso, tutti i principali istituti di credito italiani ed internazionali concedono prestiti d’uso in oro. Tra questi citiamo Crédit Agricole, Unicredit, Banca di Sondrio, Credito Cooperativo, Banca Intesa San Paolo e moltissime altre. Le condizioni contrattuali sono generalmente simili a quelle illustrate nei primi paragrafi e per documentarsi e studiare eventuali differenze e convenienze si può facilmente visitare la pagina dedicata a questo tema sui siti internet delle banche principali.
Gli Stati Generali dell’Oreficeria, svoltisi ad Arezzo, hanno annunciato di aver presentato una proposta di credito in oro in cambio di occupazione, prevista dal protocollo della Regione, della Consulta stessa e delle associazioni di categoria. Tale proposta prevede lo scambio di cinque chili d’oro per ogni nuovo dipendente assorbito. In pratica, la regione fornirà una garanzia gratuita fino all’80% alle imprese, attraverso la quale queste potranno accendere un prestito d’uso o mutuo in oro per acquistare tale metallo prezioso: in contropartita, le imprese si impegnano ad assumere un dipendente per ogni cinque chili di metallo acquistati, fino a un massimo di quindici chili per 3 nuove assunzioni. La durata del prestito è previsto fino al termine di 18 mesi per un mutuo in oro di 5 anni. Per il momento i posti di lavoro previsti sono circa 150 ma potrebbero aumentare fino a 300, dando un significativo impulso all’occupazione del settore.
Prestito d’uso in oro: i rischi
Abbiamo visto che il prestito d’uso in oro comporta che la proprietà dell’oro prestato rimanga della banca, che di conseguenza non emette fattura ma solo un documento di trasporto. Inoltre, abbiamo appreso che il costo dell’oro è variabile e fluttuante in base agli andamenti, spesso imprevedibili, del mercato internazionale. Per tutti questi motivi è buona norma che gli imprenditori e gli artigiani del settore orafo analizzino attentamente le condizioni che vengono loro presentate dagli istituti di credito consultati per ottenere un prestito d’uso in oro. Un recente studio di Federcontribuenti ha infatti rilevato che possano manifestarsi irregolarità macroscopiche nell’esecuzione dei contratti di prestito d’uso, in particolare relativamente al superamento dei tassi soglia di usura sugli interessi pagati. Federcontribuenti mette per questo a disposizione una serie di consulenze che permettano alle imprese orafe di tutelarsi dal punto di vista giuridico-legale e non incorrere in situazioni che potrebbero compromettere la tenuta economica della loro attività.
Dal momento che, come già detto, l’oro che gli imprenditori prendono in prestito dalle banche non viene fatturato poiché non vi è un passaggio di proprietà (rimanendo questa dell’istituto di credito), gli effettivi costi del finanziamento vengono spesso resi meno trasparenti grazie alla variazione del costo dell’oro e della variazione della valuta tra l’elargizione del finanziamento e la sua restituzione: è opportuno ricordare, infatti, che i lingotti d’oro si pagano un dollari USA anche se la banca addebita al contraente il prestito il controvalore espresso in euro.
Il contratto che viene quindi stipulato con l’istituto di credito ha molto spesso una valenza aleatoria, poiché è soggetto alle fluttuazioni, molto variabili e repentine, del metallo prezioso , il che comporta quindi addebiti di costi che possono essere anche molto gravosi e che spesso rischiano di mettere in crisi l’esistenza stessa dell’attività d’impresa.
Imprese e artigiani che intendano avvalersi di questa tipologia di finanziamento dovranno perciò farsi assistere da un commercialista fidato e competente, che possa affiancarli durante l’iter di contrattualizzazione che di liquidazione del mutuo, guidandoli passo dopo passo onde scongiurare l’ipotesi che un prestito acceso per incrementare le possibilità di lavoro dell’azienda possa metterne a repentaglio la sopravvivenza.