Moonlight: trama e recensione del film con Trevante Rhodes e André Holland candidato a otto premi Oscar

Pubblicato il 19 Feb 2017 - 9:11am di Francesco Salvetti

Esce al cinema Moonlight, film con Trevante Rhodes e André Holland, vincitore del Golden Globe come miglior film e candidato a otto premi Oscar.

Moonlight, trama del film

Chiron è un bambino che vive in periferia, nato da una madre tossica, a scuola è vittima di bullismo. Tutti lo chiamavano “Piccolo”, è proprio mentre scappava da alcuni suoi coetanei che lo rincorrevano, si ritrovava nascosto in una casa a parlare con un boss, che negli anni lo alleverà e gli starà vicino accompagnandolo durante la crescita, diventando una figura paterna. Con il tempo, si renderà conto di essere Chiron, acquisterà una sua consapevolezza e lotterà nel trovare la sua strada. Poi un attimo, un gesto d’amore, quella complicità che non puoi accettare, non lo puoi ammettere ma bisogna farlo, al chiaro di Luna esce fuori la natura di noi stessi.

Recensione di “Moonlight” e prestazioni del cast con Trevante Rhodes e André Holland

Metti una periferia degradata, delle lunghe auto tipicamente americane e dei neri che si aggirano con la canotta e grandi gioielli, sono degli elementi tipici da ricondurre lo spettatore a “Gran Torino” film del 2008 firmato Clint Eastwood, in realtà stiamo parlando di “Moonlight” sceneggiato e diretto da Berry Jenkins. Presentato all’Undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, vincitore del Golden Globe come miglior film e candidato a 8 Premi Oscar, dopo una lunga attesa sarà visibile al pubblico Italiano il 16 febbraio.

Dalle aspettative importanti, “Moonlight” giunge in Italia con un forte consenso della critica proprio a supporto di un regista, Berry Jenkins, alla sua seconda opera in un lungometraggio. Da inquadrature che alternano tanti possibili punti di vista con cui il regista ha voluto raccontare la crescita di Chiron, si evince come abbia voluto mostrar al pubblico un ampio numero di sfaccettature su questo personaggio, la cosidetta visione a tutto tondo. Come ad esempio: un inquadratura 360 nella prima sequenza e l’uso di molti mezzi busti a discapito dei totali, incentrati sulle espressioni degli attori.

La bravura di Berry la si nota anche nella scelta fondamentale di alcuni simboli che caratterizzano tutto il film. A partire dall’acqua che vive un ruolo fondamentale, quasi decisivo. Nella prima sequenza del film il tutore di Chiron gli insegna a nuotare e lo porta al mare, un elemento dalla doppia valenza: se da un lato si trova “al centro del mondo” perché se c’è una cosa che ci unisce tutti i popoli è l’acqua; dall’altro lo aiuta a espiare una vita che lui non ha mai voluto, il cui negazionismo lo si evince con lunghi silenzi e espressioni di dissenso nei confronti di chi lo circonda. Passando per l’abbigliamento: in età media lo troviamo spesso con una maglia bianca sotto la camicia in contrasto con il suo bullo.

La figura di Chiron cambia per ogni fase della crescita del ragazzo, tutti gli attori che l’hanno interpretato hanno reso emozionanti le difficoltà dell’età e dei vari approcci col mondo che lo circonda. Particolarmente toccanti sono state le scene iniziali in cui negli occhi del bambino si leggeva tutto il disagio per un mondo che non ha scelto ma in cui ci si è ritrovato.

A seguito della protesta dello scorso anno sull’assenza di neri agli Oscar, questo film non ha ricevuto 8 candidature e vinto il Golden Globe come semplice “contentino”, ma è stato premiato il lavoro per un lavoro in cui tratti di sensibilità e garbo erigono la struttura portante del film motivo per cui, anche per curiosità, merita di esser visto.

Info sull'Autore

Laureando in Ingegneria Gestionale presso l'università di Tor Vergata, da sempre appassionato di cinema e inviato per eventi cinematografici per Corretta Informazione.

Lascia Una Risposta